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Salvini, La “Lobby degli avvocati d’uffico” si arricchisce sui migranti. Frase choc del ministro dell’interno fa indignare Cnf e associazioni

Da vero maratoneta delle gaffe, l’infaticabile ministro Salvini è riuscito oggi  a fare infuriare anche l’intera categoria degli avvocati. In  una intervista rilasciata al Corriere della sera il leader leghista ha attaccato la «lobby degli avvocati d’ufficio», accusandola di lucrare sulle spalle dei richiedenti asilo con conseguente aggravio delle spese pubbliche.  Secondo  il nuovo titolare dell’Interno, il  problema sarebbe che costituito dal fatto che il «  99% dei respinti fa ricorso pressoché in automatico, perché lo Stato garantisce un avvocato d’ufficio che paghiamo tutti noi. Per giunta, si intasano i tribunali: lavorerò con il collega alla Giustizia per intervenire anche su questo».

Data la gravità delle accuse, la levata di scudi degli avvocati non si è fatta attendere. A stretto giro, infatti, il presidente del Consiglio Nazionale Forense, Andrea Mascherin, ha pubblicato una lettera aperta con cui, «per spirito collaborativo, amor di precisione, applicazione del principio di competenza, intesa come conoscenza della materia», confuta recisamente le affermazioni del ministro.

L’istituto della difesa d’ufficio, spiega innanzitutto Mascherin, non c’entra nulla con la materia della migrazione e delle richieste d’asilo. La difesa d’ufficio, strumento di democrazia avanzata, è garantita da tutte le carte dei diritti fondamentali nazionali e internazionali ed è riconosciuta come strumento a tutela di una difesa effettiva. Un istituto, prosegue il presidente del Cnf, «che non va né banalizzato né volgarizzato, se non altro per rispetto di chi ha dimostrato così tanto amore per il proprio Paese offrendo la propria vita in luogo di una meno rischiosa retorica. E comunque e in ogni caso è istituto proprio del processo penale e non è a carico dello Stato». In materia di immigrazione, prosegue la lettera, si segue invece una procedura di natura amministrativa in una prima fase, dove neppure è prevista la presenza dell’avvocato, e una civilistica in sede di eventuale impugnazione di fronte a sezioni specializzate, dove interviene l’avvocato e dove il migrante può chiedere di essere ammesso al patrocinio a spese dello Stato, che è cosa ben diversa dalla difesa d’ufficio.

«Sempre per un contributo di competenza», ricorda ancora Mascherin, la legge Orlando-Minniti del 2017 ha eliminato un grado di giudizio in questa materia, ha eliminato il diritto a comparire davanti al giudice dell’interessato, ha  ridotto le sedi giudiziarie competenti a solo 26 (su 140 Tribunali) in tutta Italia.

Quanto poi alla percentuale di rigetto del 58% citata da Salvini nell’intervista al Corriere, nella lettera si rileva come ad essa faccia specularmente  riscontro  «una percentuale di accoglimento del 42%, che è percentuale assai elevata e non sacrificabile. Diversamente sarebbe come dire che se in un naufragio non si riuscisse a salvare 58 vite su cento, bisognerebbe fare annegare anche le restanti 42».

A difesa della categoria forense interviene anche l’Associazione Nazionale Forense, che, per bocca del segretario Pansini, si augura che le affermazioni del Ministro dell’interno non siano condivise  dal Ministro della Giustizia Bonafede e dal Premier Conte, «che in qualità di avvocati siamo certi siano consapevoli dell’importanza di garantire sempre e comunque la difesa dei diritti dei più deboli. Sicuramente Salvini si è espresso in maniera approssimativa e pretestuosa, senza conoscere l’impianto della nuova disciplina sulla protezione internazionale e senza sapere che in materia di patrocinio a spese dello Stato – cosa ben diversa dalla difesa di ufficio – vi sono precise condizioni da soddisfare per poterne fruire, regole che sono valide per tutti e che riguardano anche la fondatezza dell’azione da intraprendere».

«In ogni caso – continua Pansini – spiace constatare che sia del tutto sconosciuto ad un Ministro della Repubblica l’istituto della difesa di ufficio, in cosa consiste, a quali finalità risponde. Parliamo infatti di uno strumento di civiltà giuridica e di democrazia che assicura l’effettività della difesa a tutte le “persone” e ai cittadini e anche su questa questione che coinvolge l’Italia nel più ampio contesto europeo, in considerazione del suo ruolo di frontiera della Ue, le prese di posizione a uso e consumo di interviste o tweet, oltre che non corrette sul piano dei contenuti, non sono utili».

 

(Amer)

 

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