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Tribunale di Bari: Camere Penali, Astensione dalle udienze dal 25 al 27 giugno

Per niente soddisfatta delle soluzioni prospettate dal ministro Bonafede per affrontare l’emergenza della tendopoli giudiziaria di Bari,  l’Unione delle Camere Penali ha deliberato l’astensione dalle udienze e da ogni attività giudiziaria nel settore penale nei giorni 25, 26 e 27 giugno 2018, convocando una manifestazione nazionale proprio nel capoluogo pugliese per il giorno 26.

Le proposte del guardasigilli  prevedono, secondo i penalisti, di ricollocare gli uffici giudiziari di via Nazariantz all’interno di spazi “ inadeguati sia sotto il profilo dimensionale (sede INAIL di via Brigata Regina) che logistico (ex sede distaccata uffici giudiziari di Modugno per le udienze dibattimentali e di Bitonto per le udienze Gip e Gup)”.  Questa dislocazione degli uffici, provocherebbe infatti un’”insopportabile moltiplicazione delle (attuali sei) sedi giudiziarie baresi”.

Sin dall’inizio, lamentano le Camere penali,  avvocatura e  magistratura, con le rispettive rappresentanze, hanno evidenziato la necessità di poter individuare soluzioni diverse sulla base della situazione di emergenza con la nomina di un commissario in grado di poter acquisire l’uso di immobili adeguati. Bonafede, invece, si sarebbe appiattito sulle posizioni della “burocrazia ministeriale”. Di fonte a responsabilità imputabili direttamente a via Arenula, i penalisti non accettano che per i processi in corso si adottino soluzioni analoghe a quelle già adottate nelle regioni colpite dal sisma o da calamità naturali,  ricorrendo a “rimedi quali la sospensione dei termini e della prescrizione che non possono trovare giustificazione alcuna nel caso di evidenti responsabilità politiche delle amministrazioni”.

Il timore manifestato nella delibera approvata ieri dalla giunta dell’UCPI è che le soluzioni tampone proposte dal ministro Bonafede possano essere strumentalizzate a fini mediatici ma finirebbero per rinviare sine die ogni soluzione reale dei problemi  giudiziari del territorio, determinando una “definitiva emarginazione della crisi nei consueti spazi di obsolescenza alla quale sono destinate le emergenze, specialmente in alcune zone geografiche del nostro Paese”.

Gli avvocati rimproverano inoltre al Ministro Bonafede avere contattato i rappresentanti della magistratura associata, “omettendo invece ogni contatto (anch’esso altrettanto doveroso) con la rappresentanza dell’Avvocatura penale, la quale pure ha chiesto formalmente con una lettera pubblica, rimasta senza risposta, un incontro urgente con il Ministro della Giustizia al fine di poter rappresentare la posizione dei penalisti italiani, le esigenze dell’avvocatura e le proposte di soluzione della crisi”. E non si tratterebbe, ad avviso dei penalisti, semplicemente di uno sgarbo nei confronti della categoria degli avvocati, ma di un preciso orientamento di politica giudiziaria  del nuovo governo gialloverde, già indicato nel contratto sottoscritto da Di Maio e Salvini. Il documento, infatti, indica di voler investire nuove risorse solo nella edificazione di nuove carceri, con ciò affermando “una distorta interpretazione del principio di certezza della pena, e del tutto trascurando di perseguire e di implementare nel nostro sistema giudiziario la certezza del processo e della giustizia come valori preminenti di un moderno Stato di diritto costituzionale”.

(Amer)

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