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La Consulta boccia la Riforma Madia: serviva l’intesa con la Conferenza Stato-Regioni

La riforma Madia è illegittima nelle parti in cui prevede che l’attuazione attraverso i decreti legislativi possa avvenire dopo la semplice acquisizione del parere da parte  della Conferenza Stato-Regioni. Secondo la Consulta, che si è pronunciata dopo un ricorso della Regione Veneto, per potere procedere con i decreti attuativi della riforma sarebbe stata invece necessaria una intesa preventiva . La Corte specifica infatti che quando non è possibile individuare una materia prevalente di competenza dello Stato e ci si trova dinanzi ad «una concorrenza di competenze, statali e regionali, relative a materie legate in un intreccio inestricabile, è necessario che il legislatore statale rispetti il principio di leale collaborazione e preveda adeguati strumenti di coinvolgimento delle Regioni (e degli enti locali), a difesa delle loro competenze». L’intesa nella Conferenza, dunque, è un passaggio procedurale «necessario, anche quando la normativa statale deve essere attuata con decreti legislativi delegati che il Governo adotta sulla base di quanto stabilito dall’art. 76 Cost.» Tali decreti, sottoposti a limiti temporali e qualitativi e condizionati a tutte le indicazioni contenute nella Costituzione e nella legge delega, «non possono sottrarsi alla procedura concertativa, proprio per garantire il pieno rispetto del riparto costituzionale delle competenze».

La pronuncia della Corte riguarda le norme relative a dirigenza, partecipate, servizi pubblici locali e pubblico impiego, ma non potrà non avere refluenze anche sui decreti approvati ieri in via definitiva dal Consiglio dei ministri. In ogni caso, precisa la Consulta,   le eventuali impugnazioni delle norme attuative dovrà «tener conto delle concrete lesioni delle competenze regionali, alla luce delle soluzioni correttive che il Governo, nell’esercizio della sua discrezionalità, riterrà di apprestare in ossequio al principio di leale collaborazione».

(Amer)

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