Gli esami scritti di abilitazione forense sono alle porte. I prossimi 13-14-15 dicembre migliaia di praticanti avvocati sosterranno la tre giorni di prove, primo step per diventare avvocati dopo il periodo di 18 mesi di tirocinio.
In esclusiva ai microfoni di MasterLex interviene il Prof. Francesco Caringella, Consigliere di Stato e direttore scientifico della rivista “Il diritto per i concorsi”.
Al Presidente Caringella abbiamo chiesto utili consigli a beneficio di migliaia di candidati.
Ci siamo, martedì 13 dicembre si comincia con gli scritti di abilitazione forense. Quali ultimi consigli si sente di dare a migliaia di praticanti che si apprestano ad affrontare le prove?
“Il mio consiglio principale è di sfruttare questa grande occasione, visto che probabilmente sarà l’ultimo anno con i codici commentati. L’esame, quindi, da un lato è più facile visto il reperimento della giurisprudenza sui codici ma dall’altro è difficile perché occorrerà diversificarsi dagli altri candidati. Serve differenziarsi con un ragionamento ben argomentato, applicare la giurisprudenza al caso concreto con una certa metodologia. Un percorso logico che applichi la giurisprudenza al quesito specifico, senza dimenticare che la Commissione non vuole un dispositivo secco ma un filo logico personale”.
Cosa assolutamente non deve fare un candidato?
“Non si deve cercare la strada più facile e, quindi, la risposta più semplice. Evitare la fretta e la superficialità, prima di scrivere occorre riflettere moltissimo. Verificate se sul foglio state trascrivendo qualcosa con una certa plausibilità giuridica ed evitate le scorciatoie. Nel diritto, infatti, non esistono scorciatoie”.
Latinismi sì o no?
“Viene premiata, dai commissari, la chiarezza e la semplicità. La capacità di farsi comprendere senza inutili complicazioni è fondamentale. Sono tendenzialmente sconsigliabili periodi lunghi e complessi, eccessivi latinismi e frasi forbite. Certo un singolo latinismo, se pertinente e coerente, va bene. Alla Commissione non interessa l’erudizione o la cultura astratta. Il candidato deve dimostrare di conoscere il diritto e saper ragionare in chiave giuridica”.
L’esame di abilitazione sta diventando sempre più difficile. Una modalità che si avvicina al concorso per magistratura. Condivide questo eccessivo rigorismo per un esame di abilitazione, che secondo molti dovrebbe essere strutturato diversamente?
“Credo che alla lunga l’esame di avvocato diventerà un vero e proprio concorso. Non dal punto di vista formale, quanto dal punto di vista concreto. La professione di avvocato è una professione nobile, che implica responsabilità e che presuppone conoscenza profonda del diritto. In Italia ci sono troppi avvocati, forse non tutti all’altezza. Anche se continuerà a chiamarsi esame dovrà essere, dunque, una selezione rigorosa. Chi pratica la professione ha un compito molto delicato”.
Lei ha seguito generazioni di studenti che sono diventati avvocati e magistrati: ritiene che gli studi universitari dovrebbero fornire una preparazione più pragmatica? Cosa manca alla formazione universitaria?
“Alla formazione universitaria manca il fatto di non essere sintonizzata con la società e il mondo del lavoro. Una preparazione troppo teorica e astratta, che immette il laureato in un mondo completamente sconosciuto. E aggiungo anche che il grande problema dell’università è che non si scrive: gli esami sono solo orali e i ragazzi arrivano ad affrontare i concorsi senza un’adeguata capacità di scrittura. A volte il problema è proprio questo: non tanto la preparazione, quanto la padronanza vera della lingua italiana”.
Chiudiamo con un dato statistico per certi versi preoccupante e, inevitabilmente, indicativo: 8.000 cancellazioni circa, lo scorso anno, dall’albo professionale, rappresentano emblematicamente il sintomo di un’avvocatura in difficoltà. Cosa si sente di dire ad un giovane avvocato ad inizio carriera?
“I dati statistici non devono scoraggiare. E’ vero che c’è una crisi economica, ma chi ha capacità ed entusiasmo non ha nessuna barriera insormontabile di fronte ai propri passi. Ai ragazzi che hanno fame e tanta voglia nulla è precluso”.
Intervista di Marco Capone e Andrea Merlo