Il Presidente del Consiglio, il 04 settembre 2017, ha firmato il decreto che consentirà ai lavoratori di poter scegliere se andare in pensione anticipatamente; in cosa consiste? Vediamo insieme
La pensione, un traguardo importante a cui tutti ambiscono; spesso, però, in conseguenza delle diverse riforme del sistema pensionistico che si sono susseguite nel nostro Paese e che man mano stanno allungando sempre di più l’età pensionabile, scoraggiano i più sulla possibilità di ottenerla.
Ma le novità non si fanno attendere: con la firma del Dpcm sull’Ape volontaria, a partire dal mese di ottobre, i lavoratori potranno chiedere il prestito-ponte che permette di anticipare l’uscita dal lavoro fino a tre anni e sette mesi rispetto all’età pensionabile.
Si compie così il percorso avviato nei mesi scorsi e che, dopo i decreti sull’Ape social (che è ben diversa dall’Ape volontaria: infatti mentre l’Ape social è una prestazione assistenziale gratuita destinata a categorie di cittadini in condizioni disagiate, l’Ape volontaria è un prestito oneroso, erogato da una banca in quote mensili per 12 mensilità e garantito dalla pensione di vecchiaia che il beneficiario otterrà alla maturazione del diritto), firmati a maggio, aveva subito una battuta d’arresto, per modificare il testo originale dopo i suggerimenti avanzati dal Consiglio di Stato, soprattutto sul fronte della retroattività della misura che doveva diventare operativa già dal marzo scorso.
Ma come funziona e in cosa consiste? Vediamo nel dettaglio
A.P.E. volontaria: chi può richiederla
Il decreto attuativo della norma, previsto dalla Legge di Stabilità 2017, consente ai lavoratori che hanno almeno 63 anni, 20 anni di contributi e sono a non più di 3 anni e 7 mesi dalla pensione di vecchiaia di chiedere di lasciare il lavoro in anticipo rispetto all’età della pensione di vecchiaia (66 anni e 7 mesi).
La decorrenza dovrebbe partire da maggio, ma soltanto per chi ne fa esplicita richiesta e ne dimostri la necessità.
A.P.E. volontaria: come funziona
L’autorizzazione deve essere richiesta all’Inps, a cui spetta il compito di verificare i requisiti e dare il via libera.
Nel corso del periodo ponte, il lavoratore riceverà una somma pari alla pensione che avrebbe ricevuto al termine della carriera, grazie a un prestito stipulato con gli istituti bancari convenzionati (si ricorda, tuttavia, che ad oggi mancano ancora le convenzioni con Abi e Ania relativamente al prestito erogato al pensionato).
Il prestito è commisurato alla pensione di vecchiaia maturata, ed è pari ad un importo minimo di 150 euro mensili e un importo massimo legato alla durata dell’Ape: se l’anticipo è superiore a 3 anni si potrà chiedere fino al 75% della pensione, se è compreso tra 24 e 36 mesi potrà essere richiesto non oltre l’80% e, ancora, se l’anticipo è compreso tra 12 e 24 mesi la soglia massima raggiungerà l’85% e, infine, se l’anticipo è inferiore ai 12 mesi, potrà essere richiesto fino al 90% della pensione spettante.
Il prestito, successivamente, dovrà essere restituito in 260 rate in un periodo di 20 anni attraverso una trattenuta sulla pensione e se, eventualmente, il pensionato dovesse venir a mancare prima di aver restituito l’intero importo, è prevista una polizza assicurativa che si occuperà di pagare il debito residuo e la reversibilità (eventuale) sarà corrisposta senza tagli.
A.P.E. volontaria: rapporto con le novità in materia pensionistica
Il decreto Ape volontaria, interviene a sciogliere alcuni punti rimasti in sospeso della riforma delle pensioni 2017.
In particolare le ultime notizie hanno specificato come l’aumento dell’età pensionabile a seguito di una maggiore speranza di vita, attive dal 1° gennaio 2019, inciderà sul prestito-ponte al varo dell’esecutivo. L’incremento, stando alle ultime notizie, dovrebbe essere pari a circa 5 mesi.
Nel decreto sull’Ape volontaria, siglato negli ultimi giorni, vengono fornite le notizie su come conciliare età pensionabile in aumento e anticipo di mercato; la soluzione si riscontrerebbe nella cosiddetta clausola di allungamento: chi richiederà l’anticipo potrà scegliere se, per i mesi aggiunti dall’adeguamento all’aspettativa di vita, vorrà fruire di un prolungamento del prestito sull’Ape volontaria o meno.
Non è chiaro, però, dalle ultime notizie sulla riforma pensionistica, su cosa accadrà se il richiedente non faccia utilizzo della clausola di allungamento volontario della prestazione, che comunque sarà a carico del beneficiario e verrà pagato con la pensione futura.
In attesa, si profila, ad oggi, la possibilità che per i mesi di aumento sull’età pensionabile, i richiedenti rimangano senza pensione e senza rata dell’anticipo. Rimane, però, un’ipotesi ancora da verificare.
Ai posteri l’ardua sentenza.
Maria Teresa La Sala