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L’appello di Pignatone sulla privacy fa breccia in parlamento

Roma, 3 apr. – Allarme “gogna mediatica”, violazione della privacy, tutela della dignità delle persone, indagate o no. Il tema viene riproposto con un intervento di Giuseppe Pignatone, capo della procura di Roma, su La Repubblica.

Pignatone sottolinea che la quasi totalità delle informazioni attinenti un’indagine e che vengono pubblicate non risultano da una “fuga di notizie”, ma dal fatto che tali notizie sono depositate agli atti, in possesso dei soggetti interessati. E sono queste stesse notizie, nella loro oggettività o nell’uso che i mass-media ne fanno, “che possono incidere, anche in modo gravissimo, sulla privacy e sulla reputazione dei cittadini divenendo in alcuni casi un’autentica gogna mediatica”.

Il magistrato sottolinea che tocca al legislatore trovare un punto di equilibrio tra i diversi diritti sopraccitati, al di là della “farisaica” norma che vieta la divulgazione di atti coperti da segreto, “farisaica” perché soggetta solo ad un’ammenda. Insomma, è la conclusione, “il risultato dell’indifferenza del legislatore è quello che vediamo ogni giorno: il sacrificio, non sempre indispensabile, del diritto alla privacy e alla reputazione”. Una presa di posizione che non è caduta nel vuoto. E che ha provocato reazioni trasversalmente positive, con alcuni distinguo, nella maggioranza e nell’opposizione.

Per la presidente della commissione Giustizia della Camera, Donatella Ferranti (Pd), Pignatone “affronta la problematica della privacy in termini sostanzialmente reali” ma “non credo che la soluzione sia in un inasprimento delle pene esistenti, anche perché non è che siano le condanne a mancare: è che proprio non si fanno i processi”. Per l’esponente Pd “il problema si risolve con il rispetto delle norme e con l’osservanza delle regole deontologiche. La riforma del processo penale che sarà in aula a maggio va in questo senso, anche se naturalmente bisognerà vedere i decreti attuativi”.

Condivide pienamente “la preoccupazione e la sollecitazione di Pignatone” il questore della Camera, Stefano Dambruoso (Civici e innovatori), già magistrato, esperto di terrorismo internazionale. “Credo -sottolinea- che convenga a tutti individuare dei paletti a tutela dei diritti personalissimi senza ledere il diritto di cronaca: conviene agli operatori del diritto e conviene anche agli operatori dell’informazione, che sarebbero finalmente liberi dall’accusa di favorire il fenomeno della ‘gogna mediatica’. Il paletto -conclude- servirebbe a esercitare con pienezza deontologica il proprio ruolo”.

“Pignatone fa bene ad auspicare un ‘paletto’ per contemperare diritto alla privacy e diritto all’informazione. E condivido anche il richiamo al legislatore ad assumersi le sue responsabilità”, dice la senatrice e magistrato di professione Doris Lo Moro (Mdp). “Aggiungo, tuttavia -prosegue- che un problema di ‘fuga’ delle notizie in realtà si pone, tanto che spesso gli interessati vengono a sapere degli atti che li riguardano solo leggendo i giornali”. E si pone anche -conclude- la questione della mancata individuazione dei responsabili, nella fase in cui gli unici depositari delle stesse sono i pubblici ministeri e la polizia giudiziaria”.

Decisamente a favore di una disciplina della materia il capogruppo Fi in commissione Affari costituzionali alla Camera, Francesco Paolo Sisto: “Benvenuto Pignatone: quella per il rispetto della privacy e della reputazione -afferma- è una battaglia che Forza Italia ha combattuto anche al governo, allo scopo di contemperare diverse esigenze. E le esigenze non si contemperano senza divieti concreti”.

“Già nella scorsa legislatura -ricorda- Fi ha tentato di porre un argine al fenomeno della gogna mediatica con il ddl sulle intercettazioni che però ha incontrato ostacoli trasversali. Noi riteniamo che i diritti dei cittadini debbano essere tutelati. Le indagini -continua l’ex presidente della prima commissione- possono proseguire senza lo stress della divulgazione obbligatoria dei loro esiti”.

“Non a caso -continua l’ex presidente della prima commissione- in Costituzione il diritto all’informazione è collocato dopo quello alla riservatezza. Fi farà sempre la sua parte -conclude il deputato azzurro- affinché il processo mediatico non sia più afflittivo di quello affidato alla magistratura”.

(Fan/AdnKronos)

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