Al ricorrere di cause di estinzione del reato il giudice pronuncia l’assoluzione
Sentenza di assoluzione da parte del Tribunale di Genova e della Corte d’Appello che avevano dichiarato estinti i casi per prescrizione i reati posti in essere all’ imputato.
Contro tale provvedimento si è presentato ricorso, in riferimento al reato di riciclaggio di somme di denaro provenienti da associazione a delinquere semplice.
Il ricorso è stato considerato integralmente inammissibile.
Al ricorrere di cause di estinzione del reato il giudice pronuncia l’assoluzione: la Giurisprudenza
La Giurisprudenza in merito al caso in esame è particolarmente articolata. La Corte di Cassazione ha inizialmente ritenuto che “il profitto, inteso come l’insieme dei benefici tratti dall’illecito ed a questo intimamente attinenti, può consistere nel complesso dei vantaggi direttamente conseguenti dall’insieme dei reati-fine, dai quali è del tutto autonomo e la cui esecuzione è agevolata proprio dall’esistenza di una stabile struttura organizzata e da un comune progetto delinquenziale”.
In una successiva sentenza ha ribadito che “il reato di associazione per delinquere non generato autonomamente dai reati-fine vantaggi economici costituenti prodotto o profitto illecito non sono immediatamente riconducibili al sodalizio criminale come tali suscettibili di confisca”. Questo perché il mero fatto di associarsi al fine della commissione di più delitti è di per sé improduttivo di ricchezze illecite.
Il reato di associazione per delinquere “implica che gli associati agiscano nella consapevolezza delle attività volte alla realizzazione del comune programma criminale e dei profitti che ne derivano”. Tutti gli associati, a maggior ragione i promotori e gli organizzatori, devono pertanto rispondere dell’illecito.
Il ricorso viene pertanto respinto per l’impossibilità di dimostrare che il profitto sia derivato direttamente dal reato di associazione per delinquere. Non è consentita la deduzione su vizi di motivazione con riferimento a casi prescritti. Il ricorso sarebbe potuto essere accettato solo in presenza di specifici accertamenti e valutazioni.
La giurisprudenza prevalente dichiara, dunque, che in presenza di una causa di estinzione del reato il giudice è legittimato a pronunciare sentenza di assoluzione. Soltanto nei casi in cui le circostanze idonee ad escludere l’esistenza del fatto, la commissione del medesimo da parte dell’imputato e la sua rilevanza penale emergano dagli atti in modo assolutamente non contestabile.
Sabrina Arnesano