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Camere penali: la mediatizzazione del processo determina effetti perversi e ribalta la presunzione di innocenza

L’Unione Camere Penali – forte delle dichiarazioni del Primo Presidente della Corte di Cassazione durante l’inaugurazione dell’anno giudiziario – torna a puntare il dito contro il «fenomeno deteriore della presentazione in chiave accusatoria delle indagini che ribaltano la presunzione di innocenza dell’imputato  e dunque incidono, o rischiano di incidere, sugli esiti del processo e di condizionare il giudice». Le denunce dell’Osservatorio sull’informazione giudiziaria dell’Unione delle Camere Penali Italiane – riportate di recente nel “Libro bianco sull’informazione giudiziaria italiana”, pubblicazione curata dall’Osservatorio e dall’Università di Bologna – trovano adesso una sponda più che autorevole. E riecheggiando il discorso inaugurale di Canzio, l’UCPI torna oggi a richiamare l’attenzione sulla « necessità, di restaurare le linee del giusto processo, innanzi al sempre più presente pre-giudizio costruito nel processo mediatico parallelo. Questo significa in concreto che la narrazione mediatica distorta comporta una deriva nell’accertamento dei fatti che, pertanto, va ricondotto all’interno del giudizio». Inoltre, prosegue la nota diffusa oggi, non bisogna trascurare che la cronaca giudiziaria, ribaltando la presunzione di innocenza, altera «non soltanto la percezione dei cittadini delle vicende giudiziarie, ma anche i principi di un processo giusto».

L’informazione giudiziaria distorta, ribadisce infine la nota, è un fenomeno che va combattuto non solo per i suoi aspetti mediatici e sociologici, ma anche per gli effetti perversi che può determinare nelle concrete dinamiche processuali.

(Amer)

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