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Cane morde il postino: non basta il cartello “attenti al cane”

Se il cane morde il postino nel giardino di casa, non è sufficiente la presenza del cartello “attenti al cane” per liberare il padrone dalla responsabilità.

Non sono infrequenti le ipotesi in cui un postino viene morso dal cane di una villetta mentre sta consegnando la posta. I padroni dell’animale  in questi casi erroneamente ritengono che l’apposizione del cartello “attenti al cane” li possa tutelare in caso di aggressione ma non sempre è così. Sul padrone, infatti, grava un obbligo di custodia sull’animale che non viene meno semplicemente grazie al cartello. Ed è proprio di questo che ci occuperemo in questo articolo prendendo come spunto la sentenza n.17133/2017 della Cassazione.

Il caso. La vicenda ha avuto come protagonista un postino il quale, durante lo svolgimento delle proprie mansioni, era entrato nel giardino di una villetta per consegnare la posta. Lì era stato aggredito dal cane del proprietario dell’abitazione e aveva convenuto in giudizio il padrone stesso.

Nel primo grado di giudizio, il padrone del cane era stato assolto dal reato di lesioni colpose a danno del postino. Secondo la ricostruzione operata dal GdP di Palermo, infatti, il postino, sebbene avvertito di non entrare, aveva proseguito: così facendo, il custode del cane non aveva potuto vigilare sul suo amico a quattro zampe con conseguente aggressione da parte di quest’ultimo.

Avverso la sentenza, aveva promosso ricorso il PM procedente per due distinti motivi. In primo luogo, era stata sostenuta la non corretta applicazione della legge penale. L’ingresso del postino in una abitazione privata, secondo l’accusa,è un’attività abituale giacché fa parte del suo mestiere. Così configurandosi, quindi, il padrone dal cane poteva facilmente prevedere che l’uomo sarebbe entrato per consegnare le missive.

Secondariamente, si ravvisava una non corretta qualificazione del luogo dell’aggressione. Dalla relazione, infatti, era emerso che l’episodio si era verificato non all’interno della proprietà privata bensì lungo la strada. In particolare, quindi, il postino non era entrato nel giardino ma era rimasto fuori dal cancello e lì aveva subito l’attacco del cane.

Per la Cassazione il ricorso è fondato. Per comprendere la decisione, però, è rilevante esaminare i motivi posti a suo fondamento.
Motivi. 
La giurisprudenza della Suprema Corte non ha mai nascosto che tutti gli animali (a prescindere dal fatto che siano d’affezione o meno) hanno un determinato grado di pericolosità; l’aggressività di un animale vari a seconda della specie, della razza e del contesto in cui quest’ultimo vive. Muovendo da questo presupposto e ricollegandoci alle norme codicistiche, la diretta conseguenza è che il padrone dell’animale risponde del suo operato a prescindere dal grado di pericolosità che lo stesso ha; ciò poiché tra gli obblighi del proprietario dell’animale vi è anche quello di educarlo. La responsabilità del proprietario sull’operato dell’amico a quattro zampe aumenta, soprattutto, nei contesti e nei rapporti con terzi: in questi casi, a maggior ragione, la diligenza richiesta è ulteriore.

Secondo la Corte, l’affissione del cartello “attenti al cane” è praticamente inutile: un tal genere di cartello costituisce mero avviso della presenza del cane, che certo non esaurisce gli obblighi del proprietario di evitare che l’animale possa recare danni alle persone.” Non sono infrequenti, infatti, le ipotesi di finti cartelli per distogliere l’attenzione di ladri presunti, così come non sono mancate ipotesi di cartelli posizionati anche in presenza di animali molto docili.

Nel caso di specie, trattandosi di un cane di grossa taglia, molto aggressivo, i padroni avrebbero dovuto tutelarsi legando il cane ad una catena, ad un guinzaglio ovvero custodendolo in una parte del giardino che non gli permettesse di avvicinarsi ad estranei i di scappare.

Rosa d’Aniello

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