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Cantone a Pisa: “Trasparenza è unico vero antidoto contro la corruzione”

 “Il principale problema del nostro paese non è la corruzione, ma la superficialità”. Non usa giri di parole Raffaele Cantone, intervenuto ieri a Pisa all’incontro “Prevenzione della corruzione: economia, mercato e concorrenza” organizzato dalla Scuola Normale Superiore. Un intervento incentrato sulla necessità della lotta e, soprattutto, della prevenzione della corruzione. Se “si fa una buona prevenzione non si perde tempo e si ottengono risultati migliori”, afferma forte dell’esperienza maturata alla guida dell’Autorità nazionale anticorruzione.

Il fenomeno corruttivo è ormai dilagante dilagante, ma spesso  viene sottovalutato perché non ne viene percepita la reale portata, spiega il presidente dell’ANAC. “La corruzione, a differenza degli altri reati, è molto più particolare in quanto nessuno ne è a conoscenza, fatta eccezione per il corrotto ed il corruttore”. Per questo, prosegue l’ex procuratore campano,  è molto difficile fare emergere lo scambio illecito con il funzionario infedele e il “dark number” (la cosiddetta “cifra oscura”, secondo i criminologi di scuola statunitense, è rappresentata dal numero di reati che sfuggono alle indagini ufficiali) nel reato di corruzione è particolarmente elevato. Questo fenomeno è dovuto anche al fatto che nel nostro Paese il reale disvalore sociale legato a questo tipo di delitti è scarsamente avvertito, spiega Cantone ricordando un recente intervento di papa Francesco, secondo il quale il corrotto, a differenza del peccatore, non può essere perdonato: “per poter aspirare al perdono occorre la redenzione. Ma mentre il peccatore è consapevole dell’ingiustizia del suo gesto – e si redime – la stessa cosa non può dirsi delle parti del reato-contratto”.

Da qui l’esigenza di puntare sulla prevenzione e non scaricare il problema solo sulla magistratura, che si trova pur sempre ad intervenire quando il reato è già compiuto. Bisogna piuttosto intervenire a monte, a partire dalla presa di coscienza dei danni che la corruzione provoca: “non sono d’accordo nel collocare la corruzione tra i reati contro la pubblica amministrazione –  aggiunge Cantone – poiché, quantomeno, non è soltanto questo. La corruzione investe tra i settori più svariati, dalla sanità al sistema degli appalti pubblici, e favorisce la fuga di cervelli dal nostro Paese”. Mentre nella maggior parte dei paesi esteri sviluppati vi è una proporzione pressoché paritaria tra “ricercatori emigrati” e “ricercatori immigrati”, in Italia c’è una netta sproporzione dato l’ampio numero di ricercatori italiani all’estero (circa il 13%) e ricercatori esteri in Italia (circa il 3%). Certo, la corruzione non è l’unica causa, ma esercita certamente una grande influenza: “più i numeri della corruzione si mantengono alti, più è impossibile pensare ad una rinascita economica, le imprese non sono allettate dall’investire in un Paese corrotto”. Oggi, la prevenzione della corruzione è una realtà ancora “in via di sviluppo”, che si munisce di una serie di strumenti ad hoc quali l’introduzione della figura del responsabile e dei piani di prevenzione; un maggiore intervento sul tema dei conflitti di interesse, ma soprattutto sulla necessità di trasparenza, “vero antidoto alla corruzione” poiché ne consente il controllo (ex ante) attraverso una logica dialettica. Oggi vi è la necessità di aprire ai cittadini la porta delle pubbliche amministrazioni, rendendoli edotti dell’operato dei loro rappresentanti.

La pubblica amministrazione va dunque motivata e non censurata, affinché si decida a sopportare questo (apparente) sacrificio – sia esso concepito in termini temporali o economici – che può rappresentare il vero motore dello sviluppo di domani.

Testimonianza ne è stata la recente esperienza dell’Expo – ricorda fieramente Cantone – che a fronte dei protocolli stipulati proprio con l’Anac, ha visto un intervento deciso proprio in termini di prevenzione e trasparenza, tale da garantirgli l’inserimento nelle “Best Practices Internazionali”.

Ciò testimonia che anche nel nostro Paese c’è una concreta possibilità di cambiamento che passa dalla consapevolezza del problema, quindi dalla partecipazione attiva dei cittadini che al contempo aumenterebbe la fiducia, “necessaria a motivare la parte migliore della pubblica amministrazione”.  

Francesco Donnici

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