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Carceri: ecco cosa cambia con la riforma, limite a benefici per chi è al 41 bis

Il Consiglio dei ministri ha approvato in via preliminare il decreto legislativo di riforma dell’Ordinamento penitenziario per le parti relative all’esecuzione della pena nei confronti dei condannati minorenni. Il provvedimento, a quanto si apprende, adegua l’ordinamento penitenziario alle esigenze dei condannati minorenni e dei giovani adulti (al di sotto dei 25 anni), con particolare riferimento al peculiare percorso educativo e di reinserimento sociale.

Punto fondamentale del testo sono le misure penali di comunità e la previsione di un modello penitenziario che guardi all’individualizzazione del trattamento. L’obiettivo è quello di individuare un’esecuzione penale che ricorra alla detenzione nei casi in cui non sia possibile contemperare le esistenze di sicurezza e sanzionatorie con le istanze pedagogiche. Viene posto un limite alla possibilità di concessione dei benefici previsto dall’ordinamento penitenziario di detenuti sottoposti a regime di 41 bis. Tutte le misure dovranno prevedere uno specifico programma di intervento educativo, costruito sulla specificità del singolo condannato, che miri a riassicurare un proficuo reinserimento sociale.

Il Consiglio dei ministri ha poi approvato in via preliminare il decreto legislativo di riforma dell’Ordinamento penitenziario per le parti relative alla vita detentiva e al lavoro penitenziario. Il testo completa la riforma complessiva dell’ordinamento penitenziario già approvata in via preliminare lo scorso dicembre e inviata alla Camere per i pareri. Il testo esaminato oggi composto da 5 articoli ha l’obiettivo di: incrementare le opportunità di lavoro, sia intra-murario che esterno, nonché di potenziare le attività di volontariato e di reinserimento sociale dei condannati. Inoltre, si propone di migliorare la vita detentiva, attraverso norme volte a garantire il rispetto della dignità umana, la qualità delle strutture,  e la responsabilizzazione dei detenuti.

(Sin/AdnKronos)

 

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