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Clochard occupa una casa privata: non è reato, la Cassazione lo assolve

In tempi di crisi, sono sempre di più le persone che versano in stato di necessità e che sono costrette a vivere in situazione di povertà, spesso senza un lavoro né un tetto sotto cui dormire: clochard, disoccupati, immigrati si trovano a vivere nella miseria più assoluta senza un’abitazione in cui ripararsi e con l’arrivo dell’inverno e del freddo la situazione diverrà ancora più drammatica.

Clochard e occupazione abusiva di abitazione privata: è reato?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 40827 del 7 settembre 2017, si è pronunciata su una vicenda di cronaca accaduta lo scorso inverno nella zona del Lago di Garda dove un clochard straniero si era introdotto abusivamente in un’abitazione privata, occupandola per un’intera notte. Il senzatetto era dapprima stato accusato di furto, reato poi riqualificato dalla Corte d’Appello di Brescia come violazione di domicilio, con condanna a 3 mesi e 10 giorni di reclusione.

Il clochard non si è arreso e, preferendo continuare a vivere nella situazione di miseria piuttosto che finire in carcere, ha proposto ricorso per Cassazione, facendo valere la sua disgraziata situazione di miseria e povertà come scriminante per il reato contestatogli.

La Corte di Cassazione ha dato ragione al senzatetto, accogliendo il ricorso e annullando la condanna, con una sentenza destinata a segnare un importante svolta in materia di reati contro il domicilio e la proprietà privata, che potrebbe rischiare di segnare il “via libera” a condotte di occupazione abusiva, giustificate dallo stato di necessità, che potrebbero più facilmente essere compiute dai numerosi senzatetto presenti in Italia che non sarebbero più dissuasi dal rischio del carcere.

La motivazione della sentenza è chiara e inequivoca: condotte di occupazione abusiva di private dimore compiute da clochard in stato di miseria per far fronte ad una situazione di bisogno, purché destinate ad avere breve durata temporale, non sono punibili per particolare tenuità del fatto. L’esigenza di reperire un alloggio dove trascorrere la fredda notte invernale sarebbe dunque stata una “giusta causa” idonea a scriminare la violazione di domicilio e a denotare un’assenza di pericolosità dell’imputato.

Si auspica ora che la vicenda non sia d’esempio ai milioni di clochard e senzatetto presenti in Italia che, potendo contare su questo precedente, potrebbero mettere a dura prova le proprietà private.

Martina Scarabotta

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