Code in tribunale: revocato il sit-in di protesta a Palermo
Ogni mattina, a Palermo, un avvocato si alza, si reca in tribunale per lavorare e tutelare i diritti del cittadino, ma è costretto a trascorrere gran parte del suo tempo prezioso in coda per i controlli di sicurezza previsti per entrare. Una situazione che va avanti da molto, troppo tempo e che ha comportato la sollevazione di proteste.
Di concerto con Agius – Associazione Giuristi Siciliani e Aiga – Associazione Italiana Giovani Avvocati, la Camera penale di Palermo aveva indetto un sit-in in programma, mercoledì 31 gennaio dalle ore 9 alle 10.30, davanti all’ingresso del nuovo Palazzo di giustizia. Unico obiettivo quello di far sentire la propria voce di protesta contro la gestione dei controlli.
Qualche ora fa, sui social, è stato pubblicato un post che comunica l’annullamento del sit-in: «Grazie al lavoro svolto nelle opportune sedi dal COA sembra risolto il problema dell’ingresso al Tribunale di Palermo. Giorno 31 non sarà necessario – stando così le cose – manifestare. Grazie a tutti per l’impegno profuso nella vicenda».
A scriverlo Antonello Armetta, consigliere dell’Ordine nonché vicepresidente di Agius. «Il problema delle code al tribunale che sembrava essersi risolto a novembre, si è ripresentato lo scorso mercoledì e ci ha spinti ad organizzare una forma di protesta, volta a tutelare tutti coloro i quali esercitano abitualmente la professione di avvocato» – spiega lo stesso Armetta.
Code in tribunale: sicurezza, burocrazia, percezioni
«Per venire incontro alle esigenze dei liberi professionisti, stamattina è stato aperto un varco apposito per gli avvocati che velocizza le procedure di controllo – prosegue. Così, abbiamo deciso di annullare il sit-in ma, qualora la situazione non migliori, siamo pronti a far sentire ancora una volta la nostra voce». Quella della sicurezza nei tribunali è una tematica che riguarda da vicino l’Italia intera.
Il tribunale non è percepito come un luogo sicuro. Da un’indagine interna dell’Associazione Nazionale Magistrati (ANM) è emerso che un magistrato su due ha paura di andare a lavorare. In particolare, si è evinto che i controlli sono spesso superficiali e le strutture fatiscenti.
Ma la percezione del tribunale come un luogo affatto sicuro è dovuta anche a motivi connessi alla sua natura. È in tribunale che vengono risolte le controversie e non di rado, nei processi, vengono coinvolte persone che, per disperazione, compiono gesti gravi. Qualche anno fa, un uomo riuscì ad entrare all’interno del Tribunale di Milano e diede inizio a una sparatoria in cui restarono uccise due persone.
Intanto, mentre qualcuno propone l’individuazione di linee guida per avere profili professionali a tutela dei tribunali e delle risorse, circa un anno e mezzo fa il Ministero della Giustizia ha stanziato 5 milioni di euro.
Fondi che serviranno, tra l’altro, a delimitare la cittadella giudiziaria del capoluogo siciliano in cui lavorano una trentina di magistrati sotto scorta, con dei tornelli per il personale e dei dispositivi per gli utenti.
Eloisa Zerilli