La Corte Costituzionale si pronuncia a favore della possibilità di dare ai figli il cognome della madre. Incostituzionale l’art. 262 del codice civile.
Con la decisione di oggi la Corte costituzionale abbatte un tabù millenario. Da oggi è possibile dare ai figli il cognome della madre. La Consulta ha infatti «accolto la questione di legittimità costituzionale sollevata dalla Corte di appello di Genova sul cognome del figlio» e dichiarato «l’illegittimità della norma che prevede l’automatica attribuzione del cognome paterno al figlio legittimo, in presenza di una diversa volontà dei genitori».
Prima d’ora l’unica via percorribile era quella di rivolgersi alla Prefettura per aggiungere il cognome materno a quello del padre, lasciando al Prefetto la valutazione sull’’opportunità di concedere o meno tale modifica.
Cognome materno: concezione patriarcale della famiglia
La Consulta si era già pronunciata sul punto nel 2006, con la sentenza n. 61, definendo l’attuale sistema di attribuzione del cognome “retaggio di una concezione patriarcale della famiglia, la quale affonda le proprie radici nel diritto di famiglia romanistico e di una tramontata potestà maritale, non più coerente con i principi dell’ordinamento e con il valore costituzionale dell’uguaglianza tra uomo e donna”. Tuttavia la questione di costituzionalità venne respinta e la Consulta stabilì che la materia dovesse essere regolamentata dal legislatore.
Cognome materno: la proposta di legge approvata alla Camera
Dopo otto anni dalla sentenza della Consulta, la Camera ha approvato una proposta di legge nel 2014 che prevede la possibilità di attribuire il cognome materno ai figli. In particolare i genitori possono decidere se attribuire il cognome del padre o quello della madre oppure entrambi i cognomi. Nel caso in cui i genitori non trovino un accordo, al figlio saranno attribuiti entrambi i cognomi in ordine alfabetico. Gli altri figli dovranno avere lo stesso cognome del primogenito. A sua volta il figlio con entrambi i cognomi, potrà dare ai propri figli uno solo dei suoi cognomi a scelta. Questa proposta di legge, però, è ferma da due anni al Senato in attesa di approvazione definitiva.
Cognome materno: le critiche
Questa proposta di legge non è stata esente da critiche. Infatti alcuni ritengono che si tratti di una battaglia ideologica che creerebbe confusione a livello anagrafico e, soprattutto, potrebbe far sorgere potenziali conflitti familiari. Inoltre, in caso di mancato accordo, la regola dell’ordine alfabetico potrebbe causare la perdita definitiva del cognome degli avi.
Cognome materno: la condanna della Corte Europea dei diritti dell’uomo
L’Italia nel febbraio 2014 è stata condannata con una sentenza della Corte di Strasburgo, a seguito del ricorso di due coniugi italiani che volevano dare alla figlia il cognome materno. La Corte ha condannato l’Italia perché la mancata previsione nel nostro ordinamento di una norma che consenta ai genitori di attribuire ai figli il cognome della madre, viola il divieto di discriminazione fondata sul sesso dei genitori. La possibilità di aggiungere il cognome materno non è sufficiente a garantire l’uguaglianza tra i coniugi.
Cognome materno e principio di uguaglianza
Dalla riforma del diritto di famiglia (Legge n. 151 del 1975), che ha riconosciuto la parità morale e giuridica tra i coniugi, sono trascorsi quarant’anni e la società si è ulteriormente evoluta riconoscendo ancor di più il ruolo fondamentale della donna nella famiglia. Di conseguenza riconoscere la possibilità di attribuire ai figli il cognome materno rispetta il principio di uguaglianza.
Livia Carnevale