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Trasferire competenze dei notai agli avvocati: la proposta dell’Aiga

Sempre meno notai. Per strano che possa sembrare, la professione notarile è sempre meno gettonata fra i laureati in giurisprudenza. I numeri parlano chiaro: nel volgere di qualche anno, i praticanti sono passati da 1211 nel 2012 a 425 nel 2016. Questa vera e propria crisi di vocazioni, spiega la Federnotai, si giustifica in parte perché, nonostante l’elevata difficoltà delle prove concorsuali, i redditi dei notai si sono ormai molto abbassati: oggi il 75% dei notai dichiara un reddito lordo inferiore ai 70 mila euro, mentre qualche tempo fa la stessa media si attestava intorno ai 200 mila euro. Bastano forse queste cifre a spiegare le 118 sedi vacanti nel solo distretto ambrosiano. Intervistato da Dario Vico sul Corriere della Sera, Giampaolo Marcoz del Consiglio nazionale del Notariato, non nasconde la preoccupazione: «È un fenomeno con il quale dobbiamo fare i conti. Il nostro timore è che da una crisi quantitativa si passi a un abbassamento della qualità e invece vogliamo continuare ad attrarre i migliori talenti, come accadeva un tempo». Quest’inversione di tendenza, spiega ancora Marcoz, ha abbassato anche il livello della selezione all’ingresso: in passato un candidato su 15 passava gli esami, ora il rapporto è uno a 4.

Il dato preoccupa anche il presidente dell’Associazione italiana giovani avvocati (Aiga), Michele Vaira: «Partendo da una attenta analisi del fenomeno, riferita anche all’evoluzione normativa, sociale e tecnologica, il calo numerico è preoccupante per l’interesse primario della cittadinanza a poter usufruire dei servizi notarili in un regime di adeguata concorrenza». Tuttavia l’analisi del presidente dell’Aiga va in una direzione differente rispetto a quella espressa dalla Federnotai. Vaira sottolinea infatti che «all’esiguo numero dei notai fa da contraltare una consistente presenza di avvocati. L’avvocatura, oltre a non presentare, come noto, problemi di numeri e/o di vocazioni, è in una profonda crisi di spazi di mercato e di reddito». Partendo da questo dato, dunque la soluzione prospettata da Vaira per entrambi i problemi potrebbe essere quella del trasferimento di alcune competenze dai notai agli avvocati, che sono accomunati da una identica provenienza formativa pre-concorsuale. Gli avvocati, infatti, che già rivestono la qualifica di pubblici ufficiali relativamente ad alcune attività professionali, «ben possono – al pari dei notai – garantire la pubblica fede di numerosi negozi giuridici, con particolare riferimento alla materia contrattuale. La riforma dell’Ordinamento Forense, che ha disegnato un professionista specializzato e aggiornato, e adeguate forme di assicurazione obbligatoria per coloro che, come molti colleghi europei, vorranno svolgere le funzioni di public notaries, costituiscono sufficienti garanzie di affidabilità, che sarà accompagnata da una indubbia competitività dal punto di vista economico, con innegabile vantaggio per la cittadinanza». In Questa prospettiva l’Aiga chiede al Parlamento di recuperare le disposizioni del ddl concorrenza concorrenza che, prima della modifica operata dalla Camera dei Deputati, prevedeva, pur con alcune limitazioni, la possibilità per gli avvocati di autenticare gli atti di trasferimento immobiliare.

(Amer)

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