Ddl autonomi, Pansini (anf): per avvocati giudizio in chiaroscuro. Bene su poche misure, ma legge delega a governo troppo discrezionale. Basta assistenzialismo, servono strumenti a garanzia della qualità delle prestazioni.
“Giudizio in chiaroscuro dal punto di vista degli avvocati in merito all’approvazione da parte della Camera del ddl sul lavoro autonomo considerata la necessità di verifcarne, caso per caso, la compatibilità con la legge ordinamentale forense n. 247 del 2012. Sono infatti da registrare positivamente, per esempio, le previsioni normative inerenti l’estensione ai professionisti della tutela sui ritardati pagamenti della PA e l’aumento della deducibilità dei costi per la formazione, ma sul ddl pesa l’incognita delle numerose deleghe in favore del Governo, che, nel relativo esercizio, potrà sottrarsi al dibattito parlamentare e alla discussione sulle singole disposizioni e non sarà soggetto ad alcun tipo di controllo o rispetto dei principi fissati nella delega, nonostante i correttivi apportati prima dell’approdo in aula”.
Lo dichiara il segretario generale dell’Associazione Nazionale Forense Luigi Pansini.
“Il Governo – continua Pansini – entro 12 mesi dall’entrata in vigore della presente legge, dovrà adottare uno o più decreti legislativi in materia di rimessione di atti pubblici alle professioni organizzate in ordini e collegi. Poi, la delega al Governo in materia di sicurezza e protezione sociale è volta in maniera molto esplicita ad attribuire alle casse private l’onere delle prestazioni sociali a favore dei professionisti con difficoltà reddituali. Così, se da un lato, il legislatore prende atto delle difficoltà in cui versano le professioni, e gli avvocati non fanno certo eccezione, dall’altro ributta la palla nel campo delle casse private prevedendo che siano loro ad adottare nuove contribuzioni a carico degli iscritti. Cassa Forense, quindi, in forza di questa previsione, potrebbe variare, aumentandole, le percentuali di contribuzione per far fronte alle difficoltà degli Avvocati disagiati. Il legislatore si libera così del problema del reddito delle professioni “scaricandolo” sulle professioni stesse”.
“Interessante, anche perché – aggiunge Pansini – l’ANF aveva presentato una mozione al congresso di Rimini 2016 di eguale tenore, ritenuta inammissibile, è la norma che estende ai lavoratori autonomi la tutela prevista dell’ordinamento a favore dell’imprenditore debole e contro il contraente forte; se applicata anche agli avvocati e alla collaborazione tra gli stessi, rappresenta una tutela immediata a favore di tutti i Colleghi, compresi gli avvocati mono-committenti”.
“Dunque se è indubbiamente positivo che con il ddl autonomo si riconosca che i professionisti non sono ‘figli di un dio minore’, ma che anzi essi costituiscono la piattaforma dello sviluppo e della crescita del Paese, d’altro canto spettano loro il pieno riconoscimento delle peculiarità del ruolo nella società e risposte certe, piene e definitive per fronteggiare la crisi degli ultimi anni non in termini assistenzialistici,ma per la tutela della qualità delle prestazioni che i professionisti garantiscono” – conclude Pansini.
Redazione