Ungp, riforma umiliante, intervenga Mattarella
Inizierà domani lo sciopero record dei giudici di pace, che durerà 4 settimane consecutive, per contestare lo schema di riforma varato in esame preliminare dal Governo il 5 maggio.
“Una riforma umiliante”, scrive in una nota l’Unione Nazionale Giudici di Pace, “che persegue il solo fine di schiavizzare la magistratura onoraria e rottamare la Giustizia in Italia”.
“I magistrati onorari ed i giudici di pace rappresentano una risorsa insostituibile per il Paese: già oggi trattano e definiscono il 60% dei processi penali e civili, con un impegno a tempo pieno al servizio della Giustizia che per la maggior parte dei magistrati in servizio si protrae da oltre 15 anni; senza il loro fondamentale apporto la magistratura di carriera non sarebbe mai in grado di assolvere ai suoi compiti e la Giustizia in Italia si fermerebbe”, continuano i giudici di pace.
“Non è concepibile – osservano – che un magistrato possa essere compensato per la sua attività con un stipendio che a stento arriverà a 600 euro nette al mese, senza congedi retribuiti di maternità o per motivi di salute, senza assicurazione per infortuni sul lavoro, senza trattamento di fine rapporto. Nella riforma è addirittura previsto un ulteriore e considerevole aumento delle competenze dei giudici di pace e dei magistrati onorari, che nel futuro si occuperanno di non meno dell’80% della giurisdizione civile e penale”.
“E’ inaccettabile, in un Paese civile e democratico, che la funzione giudiziaria sia assegnata a lavoratori privi di qualsiasi tutela o diritto: quali garanzie di indipendenza e terzietà potranno mai assicurare dei magistrati che si ritroveranno nelle condizioni economiche di non poter soddisfare neppure i loro più elementari fabbisogni?” domandano.
“Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, quale garante della Costituzione e dell’indipendenza della magistratura, intervenga”, conclude la nota “il Paese non può subire una riforma che ha il solo scopo di cancellare la magistratura onoraria e di pace e mettere in ginocchio l’intero sistema giudiziario”.