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Facebook sconfitta in tribunale da una società italiana per violazione del diritto d’autore

 

Quanti di noi conoscono o hanno utilizzato l’applicazione Nearby (“amici nelle vicinanze”) di Facebook, improvvisamente eliminata? Proprio questa app rappresenta il pomo della discordia tra il noto social network ed una software house.

Ciò che però non tutti sanno è che la battaglia legale, che il colosso si trova ad affrontare da qualche tempo, ha come cornice ed inaspettato terreno di scontro Cassina De Pecchi, un piccolo comune dell’hinterland milanese dove ha sede la Business Competence s.r.l.

La piccola società aveva sottoposto l’applicazione Faround all’approvazione di Facebook nel 2012.

Faround (app originariamente sviluppata con il nome di Facearound) accede ai dati presenti sui profili Facebook per poi organizzarli e visualizzarli all’interno di una mappa dove vengono messi in evidenza gli eserci commerciali più vicini all’utente.

Tale banca dati, pur non essendo di proprietà della Business Competence, che vi accede dai singoli profili Facebook, è coperta dal diritto d’autore perché organizzata in una forma tale da essere dotata di orginalità.

Solo pochi mesi dopo aver ricevuto questo prototipo, il social network di Zuckerberg lancia Nearby, un’applicazione che consente di individuare gli amici vicini all’interno di una mappa e segnalare negozi, bar e ristoranti presenti in zona in base ai gusti personali. Applicazione che non solo ha generato qualche disagio negli utenti che più tengono alla propria privacy, ma che ha portato la Business Competence a muovere nei confronti di Facebook l’accusa di plagio.

Facebook ha obiettato, senza successo, la mancanza di originalità.  I periti non hanno potuto escludere la derivazione di Nearby da Faraound.

Uno degli elementi utilizzato dai giudici per confermare il plagio è stato il breve lasso di tempo intercorso tra la presentazione del prototipo italiano da parte della Business Competence ed il lancio di Nearby da parte di Facebook. Stando ai giudici, infatti, se gli ingegneri californiani hanno potuto muoversi in tempi così rapidi è stato grazie al possesso del codice sorgente dell’app italiana.

Con sentenza n. 9549 della sezione specializzata in materia di Imprese del Tribunale di Milano (risalente allo scorso 1° agosto, ma pubblicata solo in questi giorni) è stata accertata la responsabilità delle società Facebook S.r.l., Facebook Inc. e Facebook Ireland LTD per atti di concorrenza sleale nei confronti di Business Competence S.r.l. e per violazioni del diritto di autore.

E’ stato, altresì, proibito l’ulteriore utilizzo dell’applicazione Nearby e disposta una penale pari a 45mila euro per ogni giorno di violazione della disposizione.

La sentenza ha, infine, stabilito che la decisione venisse publicizzata attraverso il “Corriere della Sera” ed “Il Sole 24 Ore” oltre che, per almeno quindici giorni, sulla pagina iniziale di Facebook.com.

Si tratta della prima condanna a Facebook per concorrenza sleale e plagio.

In risposta, il colosso ha già annunciato appello contro la decisione.

Si aprirà il prossimo 4 aprile a Milano, inanzi alla prima Corte d’Appello Civile, la causa nel merito di secondo grado.

Difficilmente Zuckerberg potrà vedere soddisfatte le proprie pretese, secondo i giudici la società “si è appropriata parassitariamente degli investimenti altrui”.

Un riconoscimento ed una vittoria tutta italiana, che mette in luce l’operosità e l’ingegno di una piccola software house e della quale non possiamo non essere soddisfatti.

Maria C. Cucuzza

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