All’avvicinarsi dell’entrata in vigore del Nuovo regolamento europeo in materia di protezione dei dati personali (Gdpr) prevista per maggio 2018, Facebook, Google e i grandi social network dovranno adeguarsi alle nuove regole in materia di privacy e richiedere agli utenti consensi molto più specifici e stringenti relativamente al trattamento dei dati personali.
In un simile contesto di accresciuta attenzione, a livello nazionale e comunitario, per la questione privacy, è stata pronunciata la sentenza n. 4413 del 30 gennaio 2018 della Corte di Cassazione, quinta sezione penale relativa all’utilizzo di account e foto false sul social network Facebook.
Foto falsa su Facebook: è reato
Una donna di Pordenone, per aver utilizzato nel suo profilo social di Facebook una foto di un’altra persona, è stata condannata a 15 giorni di reclusione, con pena poi convertita in oltre tre mila euro di multa, per il delitto di cui all’art. 494 c.p., ovvero per il reato di sostituzione di persona.
In base a tale norma, “chiunque, al fine di procurare a sé o ad altri un vantaggio o di recare ad altri un danno, indice taluno in errore, sostituendo illegittimamente la propria all’altrui persona o attribuendo a sé o ad altri un falso nome o un falso stato ovvero una qualità a cui la legge attribuisce effetti giuridici, è punito con la reclusione fino ad un anno”.
Questa norma è stata ritenuta la più adeguata ad assorbire fattispecie, molto diffuse nella prassi con l’avvento di internet, delle caselle di posta elettronica e dei social network. Spesso, per danneggiare terze persone o per trarne vantaggio, vengono create caselle di posta utilizzando falsi dati anagrafici o creati profili social inesistenti o utilizzando foto e dati altrui, senza il loro consenso. Per scherzo, per ripicca, per divertimento o per truffa: le motivazioni possono essere le più varie e tali condotte spesso vengono compiute da ragazzini giovani inconsapevoli delle conseguenze delle loro azioni.
Ma ora, sarà molto pericoloso utilizzare foto altrui su Facebook, configurandosi un reato punito con la reclusione. Già da qualche anno, l’utilizzo su Facebook di foto e account appartenenti a terzi era ritenuto dalla giurisprudenza come un furto di identità se compiuto con dolo e senza il consenso altrui. Ora, la sentenza 4413/2018 ha confermato questo orientamento con una dura condanna detentiva a carico della donna che aveva utilizzato foto false.
Martina Scarabotta