Palermo, 17 feb. – “I giornalisti pubblicisti possono avvalersi del segreto professionale come i colleghi professionisti. E’ quanto da noi sempre sostenuto, in una battaglia di civiltà e di libertà che portiamo avanti da anni, al fianco di valorosi cronisti finiti sotto accusa per non avere rivelato le proprie fonti. Siamo felici che adesso questo principio sia stato sancito anche dalla Corte d’appello di Caltanissetta, nelle motivazioni della sentenza che ha scagionato Josè Trovato e Giulia Martorana”. Lo dichiarano, in una nota congiunta, il presidente dell’Ordine dei giornalisti di Sicilia Riccardo Arena e il segretario dell’Associazione siciliana della Stampa Alberto Cicero.
I giornalisti Trovato e Martorana, corrispondenti da Enna rispettivamente del Giornale di Sicilia e della Sicilia, erano stati accusati di favoreggiamento per non aver voluto rivelare le fonti di una notizia. L’imputazione era collegata al fatto che il codice di procedura penale riserva la facoltà di avvalersi del segreto solo agli iscritti all’elenco dei professionisti, mentre i due erano entrambi pubblicisti. I due cronisti erano stati assolti sia dal giudice monocratico di Enna che dalla Corte d’appello nissena.
Nelle motivazioni, il presidente della Corte d’appello di Caltanissetta, ha scritto che l’ordinamento della professione di giornalista non evidenzia “fra le prestazioni rese da un giornalista professionista e quelle rese da un giornalista pubblicista, differenze di ordine qualitativo”, ma solo di tipo quantitativo che “non possono essere ritenute ostative ad una interpretazione estensiva della norma” sul segreto professionale.
(Man/AdnKronos)