La riforma della magistratura onoraria approvata ieri dal Consiglio dei ministri
Il Consiglio dei ministri ha approvato ieri, in esame preliminare, un decreto legislativo che dovrebbe completare la riforma della magistratura onoraria, prevedendo ulteriori disposizioni sui giudici di pace e, per le toghe onorarie già in servizio, una disciplina transitoria.
Si attendono adesso i pareri del CSM e delle commissioni parlamentari competenti.
Il nuovo decreto propone uno “Statuto unico” della magistratura onoraria applicabile ai giudici di pace, ai giudici onorari di tribunale e ai vice procuratori onorari, inserendo peraltro i primi due nell’ufficio del giudice di pace. Il testo varato dal governo ambisce dunque a definire una disciplina omogenea sulle modalità di conferimento dell’incarico che, in ogni caso, dovrà essere a termine, limitato a non più di due quadrienni e da svolgersi in modo da assicurare la piena compatibilità con lo svolgimento di altre attività remunerative e da non richiedere al magistrato onorario un impegno non superiore ai due giorni a settimana. Il decreto disciplina anche il tirocinio formativo e prevede la necessità di conferma dopo il primo quadriennio. Nell’impianto della riforma, ai magistrati onorari sono attribuiti sia compiti di supporto all’attività dei magistrati professionali, sia di funzioni propriamente giudiziarie. Novità anche con riferimento alla formazione e ai criteri di liquidazione dei compensi.
Il decreto contiene poi uno specifico regime transitorio per i magistrati onorari in servizio alla data della riforma. I magistrati onorari che ne facciano domanda potranno essere confermati nell’incarico per un periodo massimo di quattro quadrienni, da computare a far data dal giugno 2016, purché confermati ad ogni scadenza quadriennale dal Consiglio superiore della magistratura. L’incarico cesserà comunque al compimento del sessantottesimo anno di età.
Per quel che concerne, specificamente, i criteri di determinazione delle indennità, si prevede che continuino ad applicarsi, sino alla scadenza del quarto anno successivo alla data di entrata in vigore della riforma, i criteri previsti dalla normativa previgente. Restano quindi in vigore le attuali disposizioni che regolano le modalità di utilizzazione della magistratura onoraria.
Giudici di pace: riforma degradante. Nuovo sciopero di un mese
Una bocciatura senz’appello della riforma arriva dalle associazioni di categoria dei giudici di pace, che già annunciano uno sciopero di un mese a partire dal 15 maggio chiedendo di rivedere il teso alla radice. «Una riforma degradante», tuona l’Unione Nazionale dei giudici di pace, «che comporterà nel futuro livelli di corruzione all’interno della magistratura senza pari in nessun Paese civile del Mondo». La riforma è bollata addirittura come il «definitivo de prufundis della Giustizia in Italia, con l’80% della giurisdizione civile assegnata a dei magistrati privi di qualsiasi diritto che non potranno mai garantire ai cittadini un seppur minimo livello di terzietà, indipendenza e professionalità».
«Viene addirittura prevista – segnalano le associazioni di categoria – la riduzione delle dotazioni organiche dei giudici di pace e dei magistrati onorari di tribunale, dotazioni attualmente superiori a quelle dei magistrati di carriera con funzioni giudicanti di merito e senza incarichi direttivi, e carichi di lavoro per il futuro non inferiori al triplo degli attuali carichi (competenze per valore triplicate o sestuplicate, nuove competenze per materia e valore in centinaia di nuove fattispecie, compresi condominio, proprietà ed altri diritti reali e possessori, esecuzioni mobiliari, etc…, senza considerare le applicazioni nell’ufficio del processo del Tribunale e le relative competenze) ed un abbattimento delle indennità pari al 75% circa dei già miseri emolumenti».
Lo scenario dipinto dalle toghe onorarie è tragico. Nel futuro, prosegue la nota, i giudici di pace «dovranno lavorare come schiavi non a tempo pieno, ma tutti i giorni della settimana, festivi compresi, non meno di 10-12 ore al giorno, per percepire emolumenti netti mensili intorno ai 600-700 euro, ossia somme che neppure basterebbero loro per pagare bollette e le più elementari spese di sopravvivenza».
«Non serve avere l’intelletto di Einstein», seguita il comunicato, «per comprendere che nel futuro nessuno dei giudici di pace in servizio accetterà di mantenere l’incarico e che i futuri magistrati onorari dovranno avere due requisiti fondamentali: l’assoluta inidoneità all’inserimento nel mondo del lavoro anche nello svolgimento delle mansioni più umili ed un’elevata propensione alla corruzione, che diventerà la loro unica fonte di sostentamento».
Il sindacato dei giudici di pace rende inoltre noto che è stato richiesto alla Commissione Europea l’immediato deferimento del Governo italiano dinanzi alla Corte di Giustizia Europea, «sussistendone tutti i motivi di improcrastinabile urgenza».
(Amer)