L’Associazione nazionale forense fa il controcanto ai dati del ministero della giustizia. Sullo stato della giustizia civile, dice il segretario Luigi Pansini, «le cose non vanno così bene come il Governo, e in particolar modo il Ministro Orlando, ha raccontato. A parlare chiaro sono i dati sulla giustizia civile pubblicati recentemente sul sito del Ministero e che hanno ad oggetto il numero dei procedimenti pendenti al 30 giugno di quest’anno, ovvero il secondo trimestre 2017». Se è vero che le cause pendenti finali al 30 giugno sono si diminuite dell’ 1,1%, l’Anf punta il dito contro le cause a rischio “legge Pinto” che sono aumentate ben del 4,9% rispetto ai primi tre mesi dell’anno.
Non sarebbero peraltro veritieri, secondo il segretario dell’Anf, i dati diffusi sulla durata dei processi e sui «fantomatici» 5,2 milioni procedimenti civili che sono stati abbattuti. Nel primo caso, prosegue il comunicato dell’Anf, sarebbero «prive di riscontro, anche statistico, le recentissime affermazioni secondo le quali i tempi degli affari civili di primo grado sono stati ridotti a 360 giorni (durata risibile solo considerando i termini processuali di un procedimento civile); l’unica rilevazione statistica ministeriale risale al 2015 con una durata media di 844 giorni. Inoltre, dire che i procedimenti civili sono scesi da 5,2 milioni a 3,7 milioni equivale a non fornire una informazione corretta al cittadino. Sebbene i rapporti trimestrali indichino nel 2003 il primo anno a partire dal quale si è proceduto alla rilevazione delle cause pendenti, in realtà il primo censimento statistico è del 2014 e fa riferimento ai procedimenti civili pendenti nel 2013. Prima di allora non vi erano dati certi e il numero di 5,9 milioni di cause pendenti nel 2009, per utilizzare il termine adoperato nel rapporto ministeriale del 2015, era ingannevole: la migliore riclassificazione delle cause civili pendenti (considerando unicamente quelle nelle quali il giudice di pronuncia sulla lite tra due o più parti) ha portato, stando sempre ai rapporti ministeriali del 2014 e del 2015, ad una quantificazione corretta del numero della cause pari a meno di 4 milioni».
«Quindi, se quattro anni fa, per effetto di una migliore riclassificazione dei procedimenti pendenti, le cause erano meno di 4 milioni e oggi sono 3.720mila – con l’aumento del contributo unificato, con i continui interventi sul processo civile, con l’istituto della mediazione e nonostante il processo civile telematico – il “bottino” non può ritenersi soddisfacente e sicuramente ci si aspettava molto di più rispetto a qualche slogan», conclude il segretario di Anf.