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Guida sotto l’effetto di stupefacenti: per la condanna penale basta l’esame delle urine

Guida sotto l’effetto di stupefacenti: per la condanna penale basta l’esame delle urine

La recentissima sentenza n. 30237/2017 della Corte Suprema di Cassazione ha precisato un delicato profilo con riguardo alla guida sotto l’effetto di sostanze stupefacenti e agli accertamenti che possono essere compiuti dalle forze dell’ordine sul conducente. È noto che condurre un veicolo sotto l’effetto di sostanze proibite (principalmente droghe o preparati psicotropi) è un reato sanzionato dal Codice della Strada all’art. 187: “chiunque guida in stato di alterazione psico-fisica dopo aver assunto sostanze stupefacenti o psicotrope è punito con l’ammenda da euro 1.500 a euro 6.000 e l’arresto da sei mesi ad un anno” oltre alla sospensione amministrativa della patente di guida. Uno storico dubbio riguardava l’accertamento dello stato di alterazione psicofisica del conducente: in particolare, occorreva individuare esattamente i campioni biologici il cui esame fosse attendibile per comprovare l’avvenuta assunzione da parte di un soggetto di sostanze proibite.

La circolare del ministero sulle matrici biologiche utilizzabili nell’accertamento dell’assunzione di stupefacenti

Il Ministero dell’interno ha emanato sull’argomento la circolare n. la n. 300/A/1959/12/109/56) datata 16 marzo 2012 contenente importanti precisazioni. La circolare precisa che, ai fini dell’accertamento del reato di guida sotto l’effetto di sostanze stupefacenti, le matrici biologiche servibili ai fini di un’indagine scientifica sono il sangue e la saliva. La Corte di Cassazione, con la sentenza in discussione e con altre precedenti decisioni, ha precisato che questa indicazione è meramente esemplificativa. In particolare, ha sancito che anche il test delle urine è perfettamente compatibile con l’accertamento del reato, potendo fornire indicazioni inequivoche e dirimenti sull’assunzione di sostanze proibite da parte del conducente. Peraltro, tendenziamento, anche l’analisi di un campione di sudore o di capelli è quindi considerato compatibile con l’indagine de qua.

Matrici biologiche: per l’accertamento della responsabilità è sufficiente l’analisi di un solo tipo di campioni

Se il test delle urine è quindi sufficiente ai fini della prova per il reato in discussione, le analisi del sangue e di campioni di altro tipo degradano nella pratica ad accertamenti concorrenti e non determinanti. In quest’ottica, al conducente che rifiuti di sottoporsi alle analisi del sangue ma accetti il test delle urine, non potrà esser mossa alcuna contestazione per mancata cooperazione.Più in generale, purché il conducente si sottoponga a uno tra gli esami biologici scientificamente attendibili, non saranno necessarie ulteriori rilevazioni.  La Corte conferma quindi il suo precedente orientamento (già espresso nella sentenza 6995/2013) per cui è sufficiente l’analisi di una sola matrice biologica tra le tante utilizzabili per accertare la responsabilità penale: non è quindi necessario sottoporsi a molteplici test diverso.

 

Davide Gambetta

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