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Un’elegante pigrizia contro l’ossessione della carriera: benvenuti a Casa Bartleby

Haus Bartleby, il centro berlinese del “rifiuto della carriera”

Rifiutare la carriera, la ricerca estenuante del successo e le scalate gerarchiche sul posto di lavoro. Crederci così tanto da aver addirittura creato un centro ad hoc, dove i professionisti che sposano questa “filosofia” possono riunirsi. E’ tutto vero, e stiamo parlando di “Casa Bartleby”, a Berlino. Una struttura che ospita soggetti che “rifiutano” la carriera, una sorta di lobby per la democrazia economica e l’allocazione delle risorse. Il lavoro, così come concepito negli anni 2000, è una malattia, una degenerazione patologica dell’essere.

Casa Bartleby è l’unione di due menti, Alix Faßmann Anselm Lenz.

Alix è un’ex giornalista, classe 1983, che due anni fa ha deciso di abbandonare il suo ruolo di addetto stampa della SPD (il partito socialdemocratico tedesco) e di intraprendere un viaggio chiarificatore in Sicilia. Ed è stato lì che ha incontrato Anselm Lenz, autore teatrale presso l’Hamburger Spielhaus (uno dei teatri più rilevanti di Germania) che, stanco di vivere in funzione della carriera, si era licenziato ed era partito alla volta dell’Italia. Lenz, estasiato dalle idee della Faßmann, la convinse a raccoglierle in un libro: fu così che, nella primavera del 2014, vide la luce Arbeit ist nicht unser Leben: Anleitung zur Karriereverweigerung (“Il lavoro non è la nostra vita: guida al rifiuto della carriera”).

I due tedeschi partono dal presupposto che tutti i lavoratori sono ossessionati dalla carriera, al punto da vivere solamente in funzione di quella. L’automiglioramento come costante punto di riferimento e obiettivo da centrare.

haus-bartlebyHaus Bartleby, che ha sede a Neukölln, deve il suo nome a uno scritto di Herman Melville, “Bartleby lo scrivano”, il cui protagonista lavora come copista presso uno studio legale di Wall Street ma ad un tratto, dopo un periodo di attività intensissima, si rifiuta di continuare la sua alienante mansione pronunciando la celebre frase “I would prefer not to”, che è appunto il mantra del Zentrum berlinese. Haus Bartleby raccoglie, quindi, professionisti dai settori più disparati, tutti accomunati dalla volontà di smontare l’assunto secondo il quale carriera e successo debbano decretare il valore di una persona. Un progetto culturale che ha riscosso notevole successo in Germania, con migliaia di abbonati alla rivista del centro. Diversi noti quotidiani (tra cui Die Welt, Die Zeit, Huffington Post), peraltro, si sono interessati alla creatura di Faßmann e Lenz, che nel frattempo ha continuato a sfornare pubblicazioni, a incassare l’appoggio di istituti importanti come il Club of Rome e la Rosa-Luxemburg Stiftung e a organizzare una serie di conferenze con filosofi ed economisti sul futuro del lavoro.

Haus Bartleby è, quindi, una casa di progresso, un’accademia di elegante pigrizia, ma costruttiva. Non, dunque, un elogio dell’ozio ma la negazione della carriera.

Haus Bartleby ha, ancora, recentemente creato il “tribunale del capitalismo”. Una piattaforma online su cui ogni cittadino può indicare gli aspetti dell’attuale sistema economico che ritiene maggiormente patogeni e da superare. In breve tempo sono arrivati sul portale già quattrocento “capi d’accusa” che analizzano questioni molto diverse tra loro come l’austerity e il potere delle multinazionali, la distribuzione della ricchezza e la ripartizione sociale del lavoro.

Vi invitiamo a documentarvi su questo “singolare” centro: non sappiamo se un circolo del genere potrà mai sorgere anche in Italia ma, di certo, ai tedeschi il merito di aver sollevato il problema della ricerca “patologica” di fare carriera.

Redazione

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