I giudici dell’Alta Corte di Londra, con una sentenza storica destinata ad avere un importante seguito non solo in Gran Bretagna ma in tutto il mondo, hanno riconosciuto il diritto di una ragazza quattordicenne morta di cancro ad ottenere il trasporto post-mortem del suo corpo negli Stati Uniti ai fini dell’ibernazione, in attesa di scoprire una tecnica che consenta il “risveglio” del corpo.
Ibernazione, da Londra la prima sentenza che riconosce il diritto alla criogenesi
La giovane ragazza, da lungo affetta da una rara forma di cancro in fase terminale, da prima della morte aveva iniziato una battaglia legale volta ad ottenere dal tribunale inglese il riconoscimento del suo diritto ad essere ibernata.
In realtà, l’ibernazione post mortem con la tecnica della criogenesi è una tecnica lecita e praticabile negli appositi centri autorizzati siti negli Stati Uniti ed in Russia e in tutto il mondo esistono apposite società che organizzano la stipula dei relativi contratti e il trasporto dei corpi da ibernare.
Il motivo della scarsa diffusione della criogenesi post-mortem, nonostante la sua praticabilità e legalità nei centri autorizzati, è triplice: innanzitutto, l’ibernazione ha costi elevatissimi che variano dai 40 ai 200 mila dollari; in secondo luogo, non esiste ad oggi una scienza che sia in grado di risvegliare un corpo ibernato e riportarlo in vita e, anche qualora venisse scoperta, non si potrebbero conoscere le modalità e le conseguenza del risveglio; in terzo luogo, esiste un generale scetticismo, anche dipendente dalle credenze religiose, che dimostra come il mondo attuale non sia ancora aperto ad una scienza tanto avanzata e quasi fantastica come quella della criogenesi post mortem.
Dunque, la sentenza dei giudici londinesi non è innovativa nel senso di riconoscere il diritto a che il corpo morto sia trasportato in un centro autorizzato di ibernazione post mortem, trattandosi di tecnica lecita alternativa alla sepoltura, ma rappresenta la prima pronuncia di un giudice che, dirimendo il conflitto trai genitori divorziati di una minore circa la destinazione del corpo della figlia dopo la morte, accoglie la posizione favorevole all’ibernazione.
Infatti, la madre della giovane era favorevole al trasporto del corpo dopo la morte in America in un centro abilitato alla criogenesi mentre il padre si opponeva a ciò, chiedendo che la figlia fosse normalmente sepolta dopo la morte. Il giudice londinese, chiamato a pronunciarsi sulla questione, ha accolto il volere della madre in quanto compatibile con quello della figlia.
Quest’ultima infatti, prima della morte, dopo mesi di ricerche su internet su tale tecnica di ibernazione, aveva dichiarato al giudice: “Ho solo 14 anni e non voglio morire ma so che ciò accadrà. Penso che la criopreservazione possa darmi una chance di essere curata e risvegliata, anche tra 100 anni. Non voglio essere sotterrata. Voglio vivere e penso che in futuro possano trovare una cura per il mio cancro. Questo è il mio desiderio.” Il giudice inglese Peter Jackson quindi, affermando di essere rimasto molto toccato dal coraggio e dallo spirito d’animo della ragazzina destinata a morire, ha deciso di accogliere il suo volere e, anche contro la volontà del padre, dando ragione alla madre ha accettato a che il corpo morto fosse trasportato in un centro di ibernazione in America.
Il corpo della giovane, dopo la morte, è quindi stato trasportato in America, nel centro specializzato Alcor in Arizona al costo di 37.000 sterline, per essere qui ibernata con la tecnica della crioconservazione a -196°, con la speranza tra qualche centinaio d’anni di essere risvegliata e riportata in vita.
La sentenza della Corte inglese è stata pubblicata in data 17 novembre 2016, su informazione della BBC, dopo la morte della ragazza avvenuta nel mese di ottobre ed il completamento delle procedure di trasporto in Arizona ed ibernazione.
Ibernazione, la criogenesi nei centri specializzati
Come detto, l’ibernazione del corpo post mortem è una tecnica lecita e ammissibile nei centri autorizzati. Ad oggi i centri di crioconservazione esistenti al mondo sono soltanto tre. Il principale è il centro Alcor in Arizona che vede stipulati oltre 1000 contratti per ottenere la criogenesi dopo la morte; il Cryonics Insititute a Detroit e la Cryorus nata nel 2006 in Russia, a Mosca.
Ad oggi in tali tre centri risultano ibernate 378 persone, tra cui 8 italiani, ed esistono lunghe liste d’attesa ed oltre 2000 contratti stipulati per ottenere la criogenesi post mortem, con l’ausilio di moltissime agenzie nel territorio mondiale che organizzano il servizio di trasporto dei corpi.
Una tecnica dunque, quella dell’ibernazione, lecita, purché riguardi corpi morti, e in via di notevole diffusione. Una speranza nel futuro e nella scienza più avanzata, quasi fantastica: quella del risveglio dalla morte. Ad oggi non esistono ancora tecniche che consentano di riportare in vita i corpi ibernati, ma chissà che tra qualche centinaia d’anni ciò sia possibile.
Una speranza per questa giovane ragazza e per tutti quanti abbiano, con coraggio, scelto la strada della crioconservazione.
Martina Scarabotta