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Incidenti stradali: spese di assistenza stragiudiziale eccessive? Risarcimento ridotto

Le spese di assistenza stragiudiziale, sostenute da chi è coinvolto in un incidente stradale per remunerare il proprio avvocato, costituiscono una ordinaria ipotesi di danno emergente, di cui all’art. 1223 c.c.. Come qualsiasi altra voce di danno, anche quella in esame sarà soggetta alle regole generali. Questo quanto stabilito dalla Corte di Cassazione con l’ordinanza n. 2644 del 02 febbraio 2018.

Incidente stradale e spese di assistenza stragiudiziale

L’asfalto non ottimale, un veicolo privo di manutenzione, una disattenzione. Le cause degli incidenti stradali possono esser molteplici. Auspicando che i sinistri possano diventare eventi rari, è consigliato comunque  rivolgersi ad un avvocato per poter valutare meglio i fatti, le responsabilità, e vagliare tutti i profili risarcitori.

Ma chi paga la parcella dell’avvocato per la fase stragiudiziale? E se poi è necessario andare in giudizio? Le assicurazioni come si comportano in questi casi? La tematica non è di poco conto, la giurisprudenza è copiosa.

Secondo un orientamento ormai risalente, le spese legali corrisposte dal cliente al proprio avvocato in relazione ad attività stragiudiziale seguita da attività giudiziale devono formare oggetto di liquidazione con la nota di cui all’art. 75 disp. att. c.p.c., solo qualora fosse impossibile tali spese assumerebbero la natura di danno emergente.

Tale impostazione è da ritenersi ormai superata.

Spese di assistenza stragiudiziale: sono danno emergente

La Cassazione a Sezioni Unite, con la pronuncia n. 16990 del 10 luglio 2017  ha stabilito quanto segue:«il rimborso delle spese di assistenza stragiudiziale ha natura di danno emergente, consistente nel costo sostenuto per l’attività svolta da un legale in detta fase precontenziosa […]  non è corretta affermazione di taluna giurisprudenza secondo cui le spese legali dovute dal danneggiato/cliente al proprio avvocato in relazione ad attività stragiudiziale seguita da attività giudiziale possono formare oggetto di liquidazione con la nota di cui all’art. 75 disp. att. cod. proc. civ., dovendo invece formare oggetto della domanda di risarcimento del danno emergente nei confronti dell’altra parte con le preclusioni processuali ordinarie nei confronti delle nuove domande».

Le Sezioni Unite individuano poi delle condizioni alle quali è legato il concreto riconoscimento della risarcibilità della voce di danno in questione. Un primo vaglio è quello della autonomia, intesa come differenza rispetto alle attività tipiche da svolgersi all’interno del proceso. Seguono poi i criteri dell’ utilità e della necessità.

Se il costo è “eccessivo”?

L’ordinanza 2644 del 02 febbraio 2018, si pone nel solco tracciato dalle Sezioni Unite, statuendo che «le spese sostenute dalla vittima di un sinistro stradale per remunerare l’avvocato al quale si sia rivolta per avere assistenza stragiudiziale, costituiscono una ordinaria ipotesi di danno emergente, di cui all’art. 1223 c.c.».

Da quanto sopra emerge chiaramente che «come qualsiasi altra voce di danno, anche quella in esame sarà soggetta alle regole generali, dunque: -non sarà dovuto il risarcimento per le spese che la vittima avrebbe potuto evitare con l’ordinaria diligenza (art. 1227, comma primo, c.c.); non sarà dovuto il risarcimento per le spese che, pur necessarie, sono state sostenute in misura esagerata (art. 1227, comma secondo, c.c.); non sarà dovuto il risarcimento per le spese non legate da un nesso di causa rispetto al fatto illecito (art. 1223 c.c.)».

La Suprema Corte analizza, nello specifico, il danno consistito nella spesa sostenuta per l’assistenza legale stragiudiziale. Come si fa a stabilire se la vittima abbia speso o meno somme eccessive?  La risposta che dà la Corte è che il giudizio sul punto va compiuto in base alle norme di legge che fissano la misura dei compensi dovuti agli avvocati per l’attività stragiudiziale.

Ne consegue che, se i parametri legali sono stati rispettati, è dovuto il risarcimento integrale di tale voce di danno. Qualora così non fosse, spetterà solo la minor somma da ritenersi congrua rispetto all’attività effettivamente svolta dal legale in sede precontenziosa.

Maria Rosaria Pensabene

 

 

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