Si è chiuso a Matera la settimana scorsa il Consiglio direttivo nazionale dell’Associazione italiana giovani avvocati. Masterlex ha provato a fare il punto con l’avvocato Michele Vaira, il presidente dell’Aiga. Il 24 marzo avete aperto i lavori su un tema delicatissimo come quello del fine vita. Quale può essere il contributo dell’avvocatura di fronte all’incapacità della politica di offrire soluzioni normative?
L’Aiga ha ritenuto rilevante sollecitare il dibattito su un tema così delicato e così importante per ogni cittadino come quello del “fine vita” e delle disposizioni anticipate di trattamento, proprio alla luce del ruolo sociale che da sempre svolge l’avvocatura. Si è svolto, infatti, in occasione del Consiglio Direttivo Nazionale AIGA, un convegno dal titolo“Omissione di liberta’? Da Welby a Fabo diritti in cerca di una legge”, durante il quale sono intervenuti illustri relatori : Mina Welby – Presidente Onorario Associazione “Luca Coscioni”, Antonio Stango – Presidente LIDU, Alberto Gambino – Docente Università Europea di Roma, Francesco Di Paola – Associazione “Luca Coscioni” e Benedetta Vimercati – Docente UNIMI. All’esito del dibattito l’Assemblea dell’AIGA ha deliberato all’unanimità di sollecitare il Parlamento affinché colmi l’inaccettabile vuoto normativo in materia. E’ questo il contributo che come avvocatura possiamo dare: contribuire alla tutela dei diritti della persona costituzionalmente garantiti – soprattutto dei diritti dei più deboli e di chi non ha voce – e rivendicarli per far sì che il Parlamento intervenga.
I problemi della giovane avvocatura sono tanti, da quello degli avvocati monocommittenti al peso della cassa forense. Ma quali sono le istanze principali emerse a Matera ?
La nostra associazione ritiene non più procrastinabile un intervento normativo a tutela dei colleghi che esercitano la professione forense con collaborazioni continuative ma “precarie” all’interno degli studi legali, in maniera tale da salvaguardare la dignità ed il decoro ritenendo, però, che la soluzione preferibile sia quella di una regolamentazione tecnica non certamente nella forma della subordinazione bensì in quella della collaborazione autonoma parasubordinata non etero-organizzata. Auspicando, ovviamente, la previsione di vantaggi fiscali e contributivi sia per il giovane avvocato che per il titolare dello studio che si renda disponibile a regolamentare tali rapporti.
Anche il tema del peso di Cassa Forense è particolarmente avvertito e viene affrontato sistematicamente ad ogni incontro del Consiglio Direttivo Nazionale; tant’è che si è svolto proprio in questi ultimi giorni un incontro tra i vertici della Cassa Forense ed AIGA, nel quale è stato evidenziato come a causa della contingenza economica, non sono esclusivamente i nuovi iscritti ad avere difficoltà ad onorare la contribuzione previdenziale, ma circa la metà degli iscritti, che hanno redditi estremamente limitati. Così come, è emerso il problema degli Avvocati che hanno ricevuto la notifica di cartella esattoriale e/o avviso di addebito per mancato pagamento dei contributi del Fondo di Gestione Separata INPS, ante riforma L. 247/12. Tutti temi che sono stati portati all’attenzione di Cassa Forense che si è manifestata disponibile a recepire tali sollecitazioni.
All’inizio del 2016 l’Associazione enti previdenziali privati (ADEPP) ha evidenziato che negli ultimi cinque anni gli avvocati hanno perso circa il 21% del loro reddito e sempre più avvocati preferiscono cancellarsi dall’albo. Solo l’anno scorso sono stati ottomila gli avvocati che hanno deciso di abbandonare la professione. I giovani che entrano oggi hanno la prospettiva di guadagnare più di 10.000 euro l’anno solo dopo i 32 anni ed è normale che oggi siano molto scoraggiati. La legge sull’equo compenso essere una soluzione ?
Sicuramente. Avere un “compenso equo” garantito dalla legge eviterà che i giovani professionisti, spesso contrattualmente più deboli, possano accettare remunerazioni non adeguate al proprio impegno e ad alla propria professionalità, anche a causa della crisi economica e della concorrenza. Ci auguriamo che il ddl sull’equo compenso preveda altresì delle “sanzioni” per coloro i quali violino la normativa.
Sarebbe utile, infatti, un controllo a monte dei contratti dei grandi committenti o degli enti, che non debba costringere l’avvocato a ricorrere giudizialmente per veder accertata l’illegittimità della pattuizione. Un panorama normativo che regoli la concorrenza e che tuteli maggiormente la giovane avvocatura può essere una buona base per la crescita economica dei giovani professionisti.
Quali sono le prossime sfide per l’Aiga ?
Opporsi fermamente all’approvazione del ddl di riforma del processo penale alla Camera e ad un’eventuale voto di fiducia anche in tale sede per una normativa così importante per la Giustizia italiana.