L’invio di continui messaggi telefonici che contengono delle espressioni offensive e minacciose nei confronti dell’ex moglie è reato, nello specifico molestia come previsto dall’art. 660 del codice penale.
Lo ha stabilito la Corte di Cassazione con la sentenza numero 17442 del 2018. L’ex coniuge, sottoposta ai continui messaggi telefonici, era turbata e questo comportamento aveva influito negativamente sulla sua vita privata. Entriamo nel dettaglio della pronuncia.
Offensivi messaggi telefonici all’ex moglie: la vicenda
Il Tribunale di Civitavecchia ha condannato nel 2016 un ex marito alla pena di 300 euro di ammenda per aver commesso un reato previsto all’art. 660 del codice penale. Infatti, ”chiunque, in un luogo pubblico o aperto al pubblico, ovvero col mezzo del telefono, per petulanza o per altro biasimevole motivo, reca a taluno molestia o disturbo è punito con l’arresto fino a sei mesi o con l’ammenda fino a 516 euro.”
Il soggetto avrebbe inviato alla ex un numero elevato numero di messaggi telefonici dal tono offensivo e minaccioso.
L’imputato decide di ricorrere per cassazione con i seguenti motivi: violazione di norme processuali per non aver ammesso l’imputato all’oblazione, ma anche violazione della legge in quanto, secondo i legali dell’imputato, non sussisteva un reale pericolo per l’ordine pubblico. L’ultimo motivo riguarda la sussistenza dell’elemento soggettivo del reato.
Per la Corte di Cassazione è reato
Secondo la Suprema Corte “la fattispecie di cui all’art. 660 cod. pen. è reato cd. plurioffensivo, in quanto tutela la pubblica tranquillità dai negativi riflessi che possono derivare dalle offese alla quiete della singola persona […]La sentenza impugnata ha dato atto del turbamento patito dalla persona offesa per il carattere ambiguo delle comunicazioni dell’imputato, ma ha anche evidenziato che quelle comunicazioni avevano interferito sgradevolmente nella sfera privata della persona offesa, comprensibilmente privata della possibilità di vivere una quotidianità serena, attesa l’invadenza e l’intromissione continua da parte dell’ex coniuge.”
Inoltre, dall’analisi del contenuto dei messaggi è emerso il tono estremamente offensivo e la conseguente reazione che la donna provava nel riceverli, che faceva trasparire che nell’ex marito c’era la volontà di creare un concreto disturbo alla ex compagna.
Maria Rita Corda