In Irlanda vince il “sì” per la legalizzazione dell’aborto
Sono giorni di festa per la popolazione irlandese che, con una rivoluzione tranquilla e silenziosa, ha scelto di percorrere la strada del “sì” per la legalizzazione dell’aborto. È questo l’esito del referendum indetto lo scorso sabato 24 maggio, volto a decidere se abrogare o meno l’ottavo emendamento della Costituzione.
Interruzione volontaria di gravidanza in Irlanda: cosa prevede la normativa attuale
Si tratta di una delle leggi più restrittive in Europa sull’interruzione volontaria di gravidanza. L’aborto in Irlanda è illegale e punibile con quattordici anni di carcere, eccezion fatta per il caso in cui la donna gravida sia a rischio concreto di vita.
Una sorta di emendamento questo che, introdotto nel 2013 e chiamato “Protection of Life Pregnancy Bill”, include tra le situazioni di rischio anche la minaccia di suicidio e il disagio psichico della donna.
La proposta del referendum si deve al primo ministro Leo Varadkar, leader del partito di centrodestra Fine Gael. Eletto lo scorso giugno, Varadkar aveva definito l’attuale legge “troppo restrittiva”.
Interruzione volontaria di gravidanza in Irlanda: una legge entro fine anno
Grazie all’esito positivo del referendum, una nuova legge sulla legalizzazione dell’aborto entrerà in vigore entro la fine dell’anno. A detta di Varadkar, il testo è già pronto e non prevede né ostacoli né requisiti per mettere fine a una gravidanza nei primi tre mesi. La nuova normativa apre alla possibilità di aborti tardivi purché motivati. Una vittoria ancor più importante in un Paese a forte trazione cattolica.
Quello dell’Irlanda è un iter cominciato nel 1995, con la vittoria dei “sì” alla legalizzazione del divorzio, e proseguito tre anni fa con il via libera alle nozze tra persone dello stesso sesso. Si tratta di un successo clamoroso quanto alle proporzioni e al valore simbolico, visto e considerato che la cattolicissima Irlanda è stata la prima nazione ad attuare una rivoluzione sociale di tale portata tramite consultazione popolare.
La vittoria del “sì” per la legalizzazione dell’aborto costituisce un segnale di modernizzazione della società. Modernizzazione ancor più evidente se si considera che un argomento come l’aborto rappresentava in passato un tabù della politica, al punto da essere evitato dai partiti politici in lizza alle elezioni.
Interruzione volontaria di gravidanza in Irlanda: la vicenda di Savita Halappanavar
A dare una forte spinta al processo di legalizzazione, nel 2012, la vicenda di Savita Halappanavar. La giovane donna di origini indiane morì per setticemia una settimana dopo la richiesta di aborto, immediatamente respinta, che la stessa aveva presentato alla clinica universitaria di Galway. Lì la donna era stata ricoverata alla diciassettesima settimana di gravidanza.
Già alimentata dall’esodo di indubbie proporzioni in Gran Bretagna di donne irlandesi intenzionate a interrompere la gravidanza, la coscienza sociale è cresciuta, portando prima all’alleggerimento del divieto, poi al referendum con la vittoria dei sì attestatasi al 66%.
E se nel Paese non tardano ad arrivare le congratulazioni da parte di personaggi di spicco della politica europea, riparte il dibattito in Irlanda del Nord, dove a opporsi all’aborto sono i protestanti della destra unionista al potere a Belfast e dove il divieto resta, almeno per ora, sostanziale.
Eloisa Zerilli