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Quando l’avvocato sceglie il coworking, a Milano ecco Law Farm

Negli ultimi anni, un numero sempre maggiore di liberi professionisti ha abbandonato il classico ufficio prediligendo gli spazi di coworking.

Cosa s’intende con il termine coworking?

È un nuovo modo lavorare. Consiste nella condivisione di uno spazio con altri professionisti al fine di abbattere i costi di uno studio singolo e allo stesso tempo creare un network con coloro che lavorano al suo interno. È molto utilizzato da freelance di carattere creativo anche se nell’ultimo periodo altre tipologie di liberi professionisti hanno deciso di affacciarsi a questo nuovo modo di lavorare.

Il coworking può essere la scelta ideale per svolgere la professione dell’avvocato?

Fonte: Carlo Piana
Carlo Piana

Rispondere a questa domanda non è semplice. Per questo motivo abbiamo deciso di chiedere qualche informazione a Carlo Piana, avvocato che dal 1995 si occupa di Information Technology Law. Piana è fondatore di Array, studio legale formato da avvocati indipendenti che si occupano degli aspetti giuridici legati al mondo dell’IT e socio dello spazio di coworking Law Farm situato nel centro di Milano.

Avvocato Piana, perché ha scelto di lavorare in uno spazio di coworking?

“Nella nuova fase della mia attività di professionista singolo con un’attività molto specializzata, avvertivo l’esigenza  di calarmi in un ambiente stimolante. Dopo eccellenti esperienze in studi che mi hanno ospitato, è capitata l’occasione di condividere con alcuni soci l’iniziativa di creare uno spazio da mettere a disposizione nostra e di altri fortunati colleghi.”

Uno spazio di coworking potrebbe essere il luogo ideale per svolgere la professione dell’avvocato?

“Una risposta per tutti non c’è. Dipende dal tipo di attività, dalle esigenze, dalla struttura. Noi abbiamo pensato la nostra struttura per un freelance o per un piccolo studio, sulle misure di quello che serviva a noi.”

Lavorare in uno spazio di coworking ha dei vantaggi? Quali sono per un avvocato? 

“Anche qui dipende dal coworking. Quelli generalisti magari sono più organizzati, ma l’ambiente è molto eterogeneo e il turnover elevato. Dunque non so se sarebbe indicato per un avvocato, che ha comunque bisogno di una certa tranquillità e riservatezza.

Noi abbiamo pensato a qualcosa di specializzato per professionisti e con un accesso limitato e tendenzialmente stabile. Come diciamo, il tema fondamentale non è solo dare una struttura fisica, ma creare uno spazio di contaminazione creativa, di scambio di idee e di opinioni, in un contesto informale.”

Law Farm è uno spazio di coworking in cui lavorano principalmente degli avvocati. Com’è strutturato?

Fonte: Carlo Piana - Law Farm Milano
Fonte: Carlo Piana – Law Farm Milano

“Abbiamo un piccolo open space, che ormai è praticamente saturo, e stiamo pensando di riattrezzare a coworking una sala che precedentemente era occupata indipendentemente. Abbiamo poi alcune stanze a uso esclusivo, che possono anche essere condivise. La struttura è molto snella, abbiamo fatto la scelta provocatoria di non avere personale, nemmeno di reception, e di affidarci alla tecnologia. Abbiamo ovviamente Internet incluso nei servizi, una stampante professionale, scanner ad alta velocità A3, persino un piccolo cucinino attrezzato, una sala riunioni che può essere convertita a spazio per seminari. Il tutto è gestito da una società di servizi che ha in locazione gli uffici.”

Quali specializzazioni possiedono gli avvocati che lavorano a Law Farm?

“In questo momento abbiamo vari civilisti, io mi occupo di Information Technology con un collega junior, tre penalisti (di cui uno si occupa di penale informatico), un amministrativista, consulenti tributari, tre familiaristi, un collega di Bergamo che si occupa principalmente di lavoro e tributario, uno studio di Pavia che si appoggia da noi per la presenza su Milano e una società di software. Spero di non dimenticare nessuno.”

Consiglierebbe a un giovane avvocato di lavorare in uno spazio di coworking?

“Non consiglierei a un giovane avvocato di lavorare come freelance come scelta principale, se non dopo aver “rubato il mestiere” sufficientemente a lungo, il che avviene secondo me ben dopo la conquista del titolo. In un coworking come il nostro c’è però il vantaggio di poter chiedere un consiglio, fare affidamento su colleghi più anziani, insomma non essere proprio da soli in un mare di persone che fanno altro.”

Quanto costa orientativamente affittare una scrivania in uno spazio come in vostro?

“Abbiamo costi tutto sommato contenuti per soluzioni part-time, che possono iniziare da duecento euro al mese in open space.  Le soluzioni più “prestigiose” come la mia sono ovviamente molto più costose, ma non più di tanto, vista la posizione in cui siamo in Milano, a due passi dalla Statale, ben serviti dalla metropolitana, a distanza comoda dal Tribunale.”

Qual è l’identikit dell’avvocato che decide di lavorare in uno spazio di coworking?

“Freelance, possibilmente orientato alla tecnologia, indipendente, intraprendente, con una certa solidità professionale. Non necessariamente giovane. Io ho quasi venticinque anni di professione sulle spalle, per esempio.”

La scelta di aprire uno spazio di lavoro di questo tipo è data da motivazioni di carattere ambientale?

“Personalmente tengo al lato ambientale. Purtroppo il nostro stabile non è molto moderno, non certo in classe A. Gli interventi che abbiamo fatto tendono però a rendere energeticamente efficiente la struttura, con l’uso di risorse accentrate (ad esempio l’uso di un’unica stampante ad alta efficienza energetica al posto di piccole stampanti personali) e con l’impiego esclusivo di pannelli e lampade LED a luce calda per l’illuminazione.”

Maria Rita Corda

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