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Lentezza in tribunale? Anche l’UE condannata per inerzia

Lentezza in tribunale. Siamo tutti uguali davanti alla legge?

“Chi sbaglia paga”, un principio imposto dall’Unione Europea agli Stati Membri e di cui, adesso, anche l’organo comunitario deve rispondere. Ad avere il coraggio di portare in un’aula di tribunale l’Unione Europea sono state due aziende tedesche. Si tratta di Gascogne Sack Deutschland (ex Sachsa Verpackung) e Gascogne (ex Groupe Gascogne). Le due società hanno ritenuto – a ragione – eccessivamente “lunga” la durata del loro procedimento. Un diritto riconosciuto dalla stessa Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea.

lentezza in tribunale

Il caso. Da un’aula di tribunale ad un’altra

La vicenda è iniziata nel 2006 quando le due querelanti hanno chiesto l’annullamento di una decisione della Commissione europea. La decisione del tribunale è arrivata soltanto nel 2011 quando le imprese sono state condannate a pagare un’ammenda. Un tempo di attesa lungo 46 mesi ritenuto, però, inaccettabile dalle querelanti. <<Tra la chiusura della fase scritta del procedimento e la prima informazione che ha ricevuto quanto allo stato degli atti, è trascorso un lungo periodo di inerzia del tribunale>>. Ed ecco che della lentezza dei procedimenti, tanto contrastata dall’Europea, è rimasto vittima lo stesso organo di giustizia di Lussemburgo.

Inizialmente le due aziende si erano rivolte alla Corte europea ma quest’ultima ha spiegato che <<la violazione da parte di un giudice dell’Unione del suo obbligo, derivante dall’articolo 47, secondo comma, della Carta, di decidere le controversie ad esso sottoposte entro un termine ragionevole deve essere sanzionata in un ricorso per risarcimento danni presentato dinanzi al Tribunale>>.

La vittoria. Il tribunale è stato giudicato <<irragionevole>>

Per nulla scoraggiate ma, anzi, incentivate dalla sentenza della Corte le due aziende hanno proseguito la loro battaglia. La contestazione verteva contro i 20 mesi di inerzia. <<Né la complessità né il volume del fascicolo né il numero di imprese o il numero di lingue processuali in questione potevano giustificare la completa assenza di trattazione della causa da parte del Tribunale durante detto periodo>>.

L’Unione Europea adesso dovrà uscire dalle proprie casse circa 50 mila euro. Una somma che servirà per risarcire i danni morali e materiali subiti dal ritardo della conclusione del procedimento.

La causa T-577/14, sulla lentezza in tribunale, può essere considerata “pioniera” e accenderà i riflettori sulle “ombre” dell’Europa. Per la prima volta un organo giurisdizionale ha giudicato e condannato un collegio parallelo. Un percorso dal quale non si potrà tornare più indietro. Questa decisione, infatti, ha affermato che il sistema di giustizia comunitario, così come quello di tutti gli Stati membri, può essere soggetto delle irregolarità. Queste ultime vanno giudicate in Tribunale per essere eventualmente sanzionate e, ove necessario, indicato un risarcimento per le vittime. Un sistema di giustizia legittimato proprio dalla possibilità di essere applicato a tutti i livelli di governo.

Marcella Sardo

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