Sicuramente tutto è connesso, nei nostri sensi e sistema nervoso, ma ciò che più intriga è proprio la predilezione che ciascuno di noi prova per una cosa più che per un’altra, considerazione questa che scaturisce dalla conversazione con
Pierfrancesco Diliberto, giovane regista palermitano,che racconta come il cinema sia stato il suo “richiamo della foresta”, ciò che lo calamita magneticamente!
“In guerra per amore” è il suo secondo esordio che in chiave ironica ripercorre la storia siciliana, rivisitando senza cicatrici la nostra storia che va raccontata, nella maniera più leggera possibile ma va fatta conoscere!
“In guerra x amore è prima della Mafia uccide solo d’estate idealmente” racconta Pif, sottolineando la sua predilizione al pari del primo amore, per “La mafia uccide solo d’estate”!
“Io non leggo” ci dice fin da subito ridendo!
Naturalmente ciò che ognuno di noi sente come suo terreno di elezione per nulla si presta a dibattito e disquisizioni. E comunque l’eccellenza di tante persone in campi specifici mostra – se ce ne fosse bisogno – che ci sono ambiti che ci
sono più congegnali che altri, motivo per il quale frequentato il liceo scientifico,
Pif decide di non iscriversi all’università e di spostarsi a Londra dove partecipa ad alcuni corsi di Media Practice.
Riagganciandosi al discorso della lettura ironizza anche sul “siciliano tipico” che di norma si tiene a debita distanza dai libri di lettura e trova “un alibi” culturale alla sua “lagnusia” (pigrizia, ndr) portando in giro qualche citazione, prima tra tutte una estrapolata dal Gattopardo, “Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi”.
Ma pone l’accento proprio su questa frase.
Chissà, forse il motivo risiede nel fatto che questa frase impressiona tutti per l’enigmaticità di quella che è la frase-simbolo del romanzo.
La pronuncia Tancredi, nipote prediletto del principe Fabrizio Salina. È la rapida risposta di un rivoluzionario assennato, che conosce il dolore della frattura con la classe in declino e non vuole tradirla del tutto.
Infondo non siamo lontani da quella situazione: se vogliamo salvarci, è necessario un cambiamento.
A tal proposito Pif sottolinea come la situazione sia assolutamente diversa rispetto dieci anni fa, dove era impensabile poter girare un film senza pagare il pizzo ” cosa che vi assicuro al giorno d’oggi a me non succede! Forse appartengo alla prima generazione che è cresciuta con l’idea che forse si può anche
cambiare”
Alla domanda “Perchè così ottimista?” Pif ci delizia con la sua massima “finché si ride c’è speranza!”
L’ironia, ciò che più lo rappresenta e che non risulta disgiunta dalla sua capacità di leggere il mondo.
Raffaella Lauricella