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L’intervento si rivela inutile, scatta il diritto al risarcimento

L’intervento si rivela inutile, scatta il diritto al risarcimento

Pur ritenendosi l’intervento eseguito a regola d’arte, la prestazione sanitaria si è rilevata inadatta alle condizioni del paziente.

La causa è portata avanti contro la Casa di Cura in cui la donna, in seguito ad intervento alla spalla sinistra, richiede il risarcimento del danno.  La donna, infatti, sarebbe stata sottoposta ad un intervento chirurgico inutilmente. A ciò è chiaramente da aggiungersi il danno psichico subito dalla paziente.

A causare il danno, secondo i giudici sarebbe stata una condotta di inesatto adempimento dell’obbligazione sanitaria. In seguito all’intervento non fu richiesto un periodo di riabilitazione, fondamentale per il successo dell’intervento. Non solo. La donna non sarebbe stata sottoposta alle cure preparatorie. La mancanza di terapie pre e post intervento avrebbero reso inutile l’operazione.

L’intervento chirurgico, dunque, seppur eseguito correttamente, non avrebbe portato ai risultati sperati. L’ inadempienza avrebbe, invece, rappresentato un’ingerenza nella sfera psico – fisica del tutto ingiustificata. Questo a fronte del fatto che per tutto il periodo, la donna sarebbe stata costretta a subire la privazione del proprio agire liberamente.

L’esistenza di tali ripercussioni sulla persona, sarebbero state negate dalla Corte territoriale. Rivalutate e ritenute fondate, poi, dalla Cassazione.

In tema di responsabilità medica, infatti, il principio di diritto è che qualora un intervento risulti inadatto a rimuovere la condizione patologica, l’ingerenza inutile si connota come danno evento. La lesione ingiustificata della sfera psico – fisica comporta un danno non patrimoniale alla persona.

La Corte di Cassazione, inoltre, ha voluto precisare la perdita di chance della ricorrente. Questo a fronte del fatto che, dovendo ricorrere al giudizio, la stessa avrebbe perso la possibilità di essere sottoposta ad un intervento in grado di fornire esiti positivi.

sentenza cassazione

Sabrina Arnesano

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