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L’Italia in prima fila sulla sicurezza internazionale

L’attività parlamentare di questa settimana ha previsto, nel mio caso, la partecipazione – in commissione riunite di Difesa ed Esteri di Camera e Senato – all’audizione sulle linee politiche del Governo in merito alla presenza dell’Italia alle missioni internazionali di sicurezza dopo l’approvazione della “legge quadro

L’elemento centrale è stato l’attenzione per la sicurezza collettiva, le linee guida che l’Italia sta seguendo sono:

  • la lotta a terrorismo;
  • la stabilizzazione e pacificazione dell’ area mediterranea;
  • la sicurezza e la difesa dell’area europea e coesione euro atlantica;

Per quanto riguarda la Difesa si è data una lettura politica della situazione attuale e sull’impegno futuro del nostro paese all’interno della Nato, dell’Ue,  dell’Onu e della Coalizione anti – Daesh. Ricordando i contenuti del recente incontro a Oporto con i Ministri di Francia, Spagna e Portogallo, ha ribadito che la minaccia proveniente da sud non riguarda solo i paesi del Mediterraneo. Da qui alcune proposte concrete, come quella già presentata alla Nato di utilizzare la base di Napoli come hub per garantire la sicurezza e contrastare le minacce da sud.

L’Italia è tra i paesi più impegnati nelle missioni internazionali e di difesa collettiva, sia in sede Nato che con l’Onu; ha un grande ruolo in Iraq. La scorsa settimana il Ministro Pinotti si è recata in visita ufficiale in Kuwait e in Iraq per incontrare il personale del contingente nazionale e le autorità locali; pensate che sono 1.400 i militari italiani impegnati nella coalizione contro l’Isis. A confermarlo non solo il numero dei militari italiani impegnati ma soprattutto i risultati raggiunti con l’addestrato del 25 per cento delle forze irachene e curde complessivamente formate dalla coalizione internazionale. Persino in Iraq a Mosul,c’è un grande campo civile-militare ed il lavoro dei tecnici della ditta italiana Trevi, incaricata della messa in sicurezza infrastrutturale della diga, sta andando avanti molto bene.

Un impegno, quello italiano, che si concretizzerà anche con il trasporto e la cura, in Italia, dei peshmerga feriti nei combattimenti contro il Daesh che necessitano di interventi medici adeguati.

Per quanto riguarda la Libia, in cui l’Italia è impegnata con la missione di assistenza sanitaria militare “Ippocrate”,  nell’ospedale da campo italiano di Misurata sono state curate circa settecento persone e duemila sono state assistite.

Per quanto attiene al fenomeno dei migranti e alla lotta agli scafisti si è  parlato di “segnali incoraggianti” dalla Libia. La nuova linea intrapresa  – anche grazie all’accordo siglato venerdì scorso dal presidente del Consiglio Paolo Gentiloni e dal Presidente del governo libico riconosciuto dalla comunità internazionale Fayez al-Sarraj – vede la guardia costiera libica (addestrata dall’Italia) più attiva nei soccorsi in mare.  Si pensi che solo nelle ultime due settimane più di mille migranti sono stati soccorsi dalle forze libiche nelle loro acque. Erano stati appena 800 i migranti soccorsi dai libici in tutto il 2015 mentre nel 2016 sono saliti a sedici mila: “L’addestramento della guardia costiera libica e la fornitura di mezzi è la modalità con cui il contrasto all’immigrazione illegale può essere fatto dai libici così come essi stessi vogliono”.

Tonino Moscatt

 

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