Roma, 8 feb. – L’Ivass avvia un’indagine sulle ”polizze vita dormienti”, dopo un confronto preliminare con le Associazioni dei consumatori e l’industria assicurativa. Stavolta il faro della vigilanza assicurativa viene acceso sulle polizze vita che non sono state liquidate ai beneficiari e che giacciono presso le imprese, già prescritte o in attesa della prescrizione. Può trattarsi di polizze per il caso di morte dell’assicurato, della cui esistenza i familiari non erano a conoscenza, oppure di polizze “di risparmio” giunte a scadenza e non riscosse per vari motivi. È quanto si legge in una nota dell’Ivass.
Oggi i diritti derivanti dalle polizze vita si prescrivono in dieci anni; oltre tale termine le somme sono devolute dalle compagnie al Fondo Rapporti Dormienti istituito presso la Consap. È importante invece assicurare che le somme frutto del risparmio e delle scelte
previdenziali dei cittadini finiscano nelle mani dei beneficiari. Il fenomeno delle polizze vita dormienti è all’attenzione a livello internazionale. L’indagine Ivass si propone di rilevare primi dati sulla ampiezza del fenomeno e sui processi adottati dalle imprese per
accertare l’eventuale decesso degli assicurati e rintracciare i beneficiari.
Ma occorrono anche modifiche legislative. Oggi in Italia l’unico strumento (privato) per provare a verificare se un familiare deceduto aveva stipulato una polizza vita è rappresentato dal servizio “Ricerca coperture assicurative vita” dell’Ania, spiega l’Ivass.
Un primo passo da compiere sarebbe prevedere che le imprese di assicurazione abbiano accesso alla istituenda Anagrafe Nazionale della Popolazione Residente (ANPR) e siano tenute a consultarla almeno una volta l’anno per verificare i decessi degli assicurati e attivarsi verso i beneficiari. In Francia una legge simile ha consentito di portare alla luce 5 miliardi di somme dormienti, conclude l’Ivass.
(Rem/AdnKronos)