Un giudice federale ha ordinato lo stop di arresti a tappeto e detenzione a tempo indeterminato di richiedenti asilo, infliggendo un altro colpo alla politica di tolleranza zero verso i migranti varata dall’amministrazione Trump. Il giudice James Boasberg ha quindi ordinato al governo di rilasciare immediatamente, o far comparire davanti ad un giudice, mille richiedenti asilo che sono in prigione da mesi senza che il loro caso sia stato valutato.
Il giudice distrettuale di Washington D.C. ha accusato la U.S. Immigration and Customs Enforcement, l’ormai famigerato Ice, gli agenti anti-immigrazione diventati il braccio armato della politica anti-migranti di Donald Trmp, di aver ignorato che la legge prevede che i richiedenti asilo devono comparire davanti ad un giudice entro i sette giorni dal loro arresto o rilasciati.
La sentenza è una vittoria per l’ American Civil Liberties Union (Aclu) e degli altri gruppi per i diritti civili che hanno presentato il ricorso dopo che il numero degli arresti di migranti richiedenti asilo era aumentato del 96% nei primi otto mesi di amministrazione. Nel ricorso veniva denunciato il fatto che gli arresti a tempo indeterminato rientrano nella strategia di Trump e dell’attorney general Jeff Session di usarli come deterrente per scoraggiare le richieste di asilo.
“Come dimostrano i fatti degli ultimi mesi, la domanda su come il nostro Paese intende trattare le persone che arrivano da noi cercando rifugio genera un enorme dibattito”, si legge nella sentenza del giudice Boasberg, riferendosi alla vicenda della separazione dei bambini dai genitori, che in gran parte hanno fatto richiesta di asilo ma ora non sanno come e quando potranno essere riuniti con i loro figli.
Il ricorso, avviato da nove richiedenti asilo, avrà effetti su cinque dei principali uffici Ice del Paese, quello di Detroit, El Paso, Los Angeles, Newark e Philadelphia. Ma un avvocato dell’Aclu, Michael Tan, afferma che “questa sentenza significa che l’amministrazione Trump non può usare le detenzioni come arma per punire e scoraggiare i richiedenti asilo”.