Non sempre la colpa nei sinistri stradali è ravvisabile in capo agli automobilisti o ai motociclisti ma in alcuni casi alla base degli incidenti della strada vi sono condotte imprudenti o negligenti di pedoni e ciclisti che, pur essendo i “soggetti deboli” della strada, possono, con le loro condotte in violazione delle regole del codice della strada, cagionare incidenti aventi anche conseguenze letali per se stessi o per gli altri. In questo caso, la Suprema Corte ha ravvisato la responsabilità del pedone.
La responsabilità dei pedoni per incidenti stradali: omicidio colposo
Con la sentenza n. 32095 del 4 luglio 2017 la Corte di Cassazione, quarta sezione penale, si è pronunciata sulla responsabilità penale del pedone che, violando le regole del codice della strada, causa con la sua condotta un incidente mortale.
Nello specifico, la vicenda riguardava un incidente stradale avvenuto a Milano in cui il pedone, poi condannato in via definitiva dalla Suprema Corte, dopo essere sceso dall’autobus, attraversava la strada ignorando il semaforo rosso e passando dietro il bus. A causa dell’inaspettato e pericoloso attraversamento pedonale, un motociclista urtava il pedone e, cadendo dalla moto, moriva.
Il pedone è stata condannato, con pronuncia conforme resa in tutti i tre gradi di giurisdizione, per il delitto di omicidio colposo. Risultava infatti, in maniera pacifica, che l’incidente era stato cagionato dall’imprudente attraversamento con il rosso da parte del pedone in direzione ortogonale al motoveicolo che procedeva la propria corsia con il semaforo verde.
L’attraversamento del pedone è stato ritenuto dai giudici assolutamente improvviso ed inaspettato e, come tale, non poteva essere previsto dal motociclista, il quale ragionevolmente ha fatto affidamento sul rispetto delle fondamentali prescrizioni in materia di circolazione stradale da parte degli altri utenti della strada, inclusi i pedoni. Viceversa, la Corte ha ritenuto di non poter addebitare alcuna responsabilità al veicolo che non avrebbe potuto evitare il pedone, comparso all’improvviso sulla carreggiata nonostante il semaforo regolatore dell’incrocio e la ridotta visuale determinata dalla presenza del bus sulla strada.
In virtù di ciò, la Suprema Corte ha confermato la condanna per omicidio colposo in capo al pedone 50enne ad un anno di reclusione (con sospensione condizionale della pena) oltre al risarcimento dei danni subiti dalla parte civile nella misura di 150.000 euro.
Una pronuncia importante ed innovativa della giurisprudenza di legittimità che, superando l’orientamento previgente, inizia ad essere incline a ravvisare forme di responsabilità penale anche in capo ai pedoni e agli utenti deboli della strada che, violando il codice stradale, cagionano incidenti mortali.
Martina Scrabotta