Non si ferma la protesta dell’Unione delle Camere penali contro la riforma del processo penale. Ieri la giunta esecutiva dell’Ucpi ha deliberato ancora quattro giorni di astensione dal 22 al 25 maggio per ribadire «la profonda contrarietà, già manifestata durante il lungo iter parlamentare del ddl e davanti alle Commissioni giustizia della Camera e del Senato, ad interventi disorganici e contraddittori e soprattutto la irragionevolezza ed incostituzionalità delle riforme della prescrizione e dell’istituto del cosiddetto processo a distanza». Oltre a criticare la riforma nel merito, l’Ucpi contesta anche il metodo con cui il Governo la sta portando avanti e considera inammissibile il ricorso al voto di fiducia per approvare una norma, che incide in profondità sull’intero sistema processuale e sui diritti e sulle garanzie dei cittadini. Il fatto che, nonostante la massiccia adesione alle precedenti astensioni e l’attenzione mostrata dai media e dall’opinione pubblica alle tematiche oggetto della protesta, il Governo non abbia dato alcun segnale di attenzione è secondo le Camere penali indice della intenzione di ricorrere anche davanti alla Camera dei deputati al voto di fiducia, «impedendo che sul disegno di legge si sviluppi la necessaria discussione sulle molteplici questioni tuttora controverse, su riforme contrarie non solo agli interessi e ai diritti dei singoli imputati, ma anche alle legittime aspettative delle persone offese e della intera collettività» che invece esigerebbe un approccio più meditato e dialogante.
Anche con il disegno di legge lulla legittima difesa, rilanciano in penalisti, sono state del tutto disattese le indicazioni dell’avvocatura e dell’accademia, operando «un intervento legislativo sulla spinta di evidenti e pericolose pulsioni populistiche che non rispondono ad alcuna reale esigenza di tutela».