Capitolo 8. Il praticante “maldestro”, l’iscrizione a ruolo.
E’ possibile trascorre più di due ore in Tribunale, per portare a termine un solo adempimento? Ebbene si, ho scoperto che lo è! E in realtà, non ho neanche finito …
Questa mattina, del tutto inconsapevole, sono tornata a far visita all’amica delle ricerche informatiche: la missione era recuperare un fascicolo relativo ad una separazione consensuale del 1995. A mia disposizione ovviamente solo i nomi dei coniugi e l’anno della presunta separazione.
Ebbene, per la prima volta, davanti alla mia richiesta la tipa delle ricerche ha alzato bandiera bianca: “Dottoressa, l’informatizzazione in Tribunale parte dagli anni 2000, per le separazioni precedenti, se consensuali, potrà consultare i registri alla sezione volontaria. Salga su e buon divertimento!” .
Salgo su e dopo la mia dose giornaliera di “turno” accedo alla stanza e mi ritrovo davanti una trentina di registri divisi per anni, ciascuno dei quali di una certa consistenza.
Dopo averne selezionati 5 relativi al 1995 mi metto alla ricerca; ricerca che, dopo due ore non è ancora giunta a conclusione. Vero è, che è iniziata un po’ a casaccio. Ho preso il primo registro e ho cominciato a sfogliarlo senza neanche capire in che ordine procedesse. Solo alla fine mi sono accorta che oltre i registri , c’era anche una volumetto, una specie di rubrica in cui erano elencate tutte le separazioni del 1995 in ordine alfabetico e in cui, accanto ai nomi delle parti, veniva indicato anche il numero di ruolo del procedimento e il numero di registro in cui cercare tutte le informazioni in merito alla separazione interessata. Peccato che io ci sia arrivata, quando mi mancava solo l’ultimo registro da consultare.
Intenta nella mia ricerca non mi accorgo che ripetutamente il mio cellulare squilla. O almeno, non me ne accorgo all’inizio, poi faccio finta di non sentire. Prima devo finire i compiti!
Siccome però, chiunque sia non demorde, cerco il cellulare, nei meandri della borsa, per vedere chi è il rompiscatole. È l’Avv. C.. Immediatamente rispondo.
Io: “Buongiorno Avvocato. Sono in Tr…”
Avv. C.: “ La citazzzzz…, la citzzzzz…”
Non si capisce niente. Il cellulare non dà campo. Di controvoglia raccolgo le mie cose e mi allontano per richiamarlo.
Io: “Avvocato, non prendeva…”
Avv. C.: “La citazione S., la citazione S, la citazione S.”
Ma che ha? S’incantò?
Io: “Si Avvocato, ho capito. La citazione S. è stata notificata, stia tranquillo. L’ho lasciata io all’Ufficio notifiche”.
Avv. C.: “ Quando? Quando è stata notificata? Te lo ricordi? Quando?”
Dico io, gli ho appena detto che ho fatto tutto, ma perché cavolo sta gridando? Ma poi questa smania di voler sapere quando. E’stata fatta, punto. Rilassati! Ma veramente quella degli Avvocati è una categoria sempre in fibrillazione!
Io: “ Avvocato, quando di preciso non lo so, ma può stare tranquillo che è stata fatta. O la scorsa settimana o quella precedente. Non lo ricordo”
Avv.C.: “Ma come devo fare? Ma proprio io ci devo combattere con te?” – Eh? Ma che problemi ha? – “ Ma tu lo sai o non lo sai che l’attore si deve costituire entro dieci giorni dalla notifica dell’atto? La causa va iscritta a ruolo. Dove cavolo è la citazione notificata?”
Terrore. Senso di vertigini e di nausea. Battiti a mille; la testa pulsa. Non capisco più niente. Mi si annebbia la vista. Mi seggo un attimo. Il cellulare riprende a squillare. Sempre l’Avvocato. Dov’è la citazione? Faccio mente locale. Non l’ho mai ritirata dall’ufficio notifiche, dunque è ancora lì. Guardo l’ora. Le 11.30, giusto l’orario di chiusura dell’ufficio ritiro atti. Mi metto a correre, manco un maratoneta, volo sulle scale ed esco dal Palazzo vecchio. Direzione Palazzo EAS, piano 5°, ufficio notifiche. Ancora squilli. Arrivo davanti gli ascensori: uno bloccato al piano 4°, l’altro fermo per manutenzione. Guardo le scale.

È una corsa contro il tempo. La tachicardia va sempre peggio. Mi lancio. Mi si potrebbe scambiare per un artificiere a cui mancano pochi secondi per disinnescare una bomba. Ogni piano superato è un trionfo. Mi sento veramente male. Boccheggiante arrivo al quinto piano e trovo la porta dell’ufficio ritiro atti … chiusa. Nonostante il cartello in bella mostra con l’orario di chiusura e l’avvertenza di non tentare neanche di bussare dopo, tento la fortuna. Busso. Nessuna risposta. Ribusso. Nulla di nuovo. Mi metto faccia tosta e giro la maniglia.
Niente è chiusa a chiave. Sono rovinata e l’Avvocato non smette di chiamare. Non ho l’atto e non ricordo neanche quando l’ho lasciato all’Ufficiale Giudiziario. Un momento, l’agenda. La apro, vado a ritroso e finalmente la trovo: “lasciata citazione S. Uff. Giud., con urgenza”. Comincio a contare – e non solo – i giorni trascorsi. 1,2,3…10. Oggi è il decimo giorno da quando ho lasciato la citazione, che riportando l’urgenza sarà stata notificata o in giornata o al massimo il giorno dopo. Morale della favola, sono ancora nei tempi per iscriverla. Non so se ridere o piangere. Vedo che si avvicina qualcuno e mi sento dire: “Siamo chiusi; sono le 11.40”.
Io: “Buongiorno. Ascolti, lo so che siete chiusi, che è tardi e che non posso entrare ma io ho bisogno di un atto che sta in questa stanza. Oggi scadono i termini per iscriverlo a ruolo.” Ovviamente il mio tono è assolutamente pertinente alla situazione, sembra zucchero filato. Addolcirebbe anche il fiele. E infatti dopo una parvenza di lamentela, superata probabilmente per il sentimento di compassione che non posso che ispirare, la citazione arriva nelle mie mani. Eccolo il momento della verità, vado alla relata e scopro che è stata notificata lo stesso giorno di consegna, esattamente 10 giorni prima. La causa va iscritta oggi.
Richiamo l’Avvocato e gli comunico la notizia. È una iena. Mi ordina di tornare immediatamente in studio per recuperare il resto del fascicolo. Lui intanto, andrà a comprare il contributo unificato al tabacchi.
Avv. C.: “Ci vediamo in studio. Tu pensa a sistemare il fascicolo, io vado a prelevare e a prendere il contributo. Appena hai fascicolo e contributo torni in tribunale e iscrivi la causa. Muoviti.”
Sono distrutta, non so neanche se avrò il tempo materiale di fare avanti e indietro, ma devo tentare. Raggiungo lo studio. Sistemo il fascicolo e mi accorgo che manca l’indice. Accendo il pc e comincio a sbraitare perché partono gli aggiornamenti. Il mio pc è inutilizzabile. Sono le 12.15 e l’Avvocato non è ancora tornato. Risolvo utilizzando il suo pc. Ok adesso il fascicolo è pronto. Noooooooooooooooo!!! Mi manca l’easy nota. Apro il programma e comincio a redigerla, ma, mi blocco un tempo infinito sul codice della materia oggetto di causa. Non riesco a trovare nulla di pertinente: sono intollerabili questi codici che pretendono vengano inseriti! 12.45, dell’Avvocato neanche l’ombra. Provo a chiamarlo, ma ora è lui che non risponde. Ma che fine ha fatto? Dopo circa un quarto d’ora, finalmente arriva, spossato.
Avv. C.: “Non ho potuto prelevare perché qui sotto non funziona la macchinetta. Stavo andando in un altro bancomat in zona, ma, visto l’orario, non ce la faremmo comunque. Quindi, facciamo che, dopo pranzo, vado a prelevare, ti lascio i soldi per il contributo e il deposito lo fai tu telematicamente, perché io devo andare ad un interrogatorio. Ah, un’altra cosa. Nel pomeriggio deve venire un cliente. Domani gli scade il termine per impugnare una sanzione disciplinare. Io l’ho abbozzata, completala tu.”
E senza aggiungere altro, mi lascia in una valle di domande …. Perché, sbaglio sempre? Perché, tante responsabilità? Sono solo una praticante! Che cosa volete da me? Lasciatemi in un angolo a osservare … Non pretendete da me iscrizioni, ricerche impossibili, costituzioni e chissà cos’altro. E poi basta con questi continui cambi di umore: un attimo prima mi si rimprovera, come se a causa mia il vostro miglior cliente rischi l’ergastolo, e un attimo dopo calma piatta, come se non fosse successo nulla. Basta.
Si, basta con questi discorsi persi. Nonostante tutto ancora nuovi compiti e responsabilità. Perché, infondo, si infuria, strepita e mi “massacra”, ma, alla fine, voglio credere lo faccia solo per farmi crescere e capire quanto sia delicata questa professione.
Caro praticante “maldestro” tu credevi che con la notifica della citazione il tuo compito fosse esaurito, e invece ti sbagliavi. Una pratica va seguita dall’inizio alla fine; non si possono lasciare le cose a metà! Se il tuo dominus non ti avesse prontamente richiamato all’ordine sarebbero scaduti i 10 giorni e l’iscrizione a ruolo sarebbe stata tardiva. Se alla tardività dell’iscrizione si associa la mancata costituzione in giudizio del convenuto – qualora non abbia interesse alla prosecuzione del giudizio – il giudice terrà sicuramente l’udienza ma per ordinarne la cancellazione della causa dal ruolo, con conseguente e irreversibile estinzione se non regolarizzata con citazione di riassunzione entro tre mesi dal provvedimento de quo. Insomma state sempre in campana!
BUONA PRATICA, to be continued
Iolanda Giannola
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