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Il praticante “maldestro”, meno dieci all’esame !

Capitolo 10. Il praticante “maldestro”, meno dieci all’esame !

Si respira aria di “terrore” in Tribunale o almeno a me così sembra, forse perché ho la consapevolezza che l’anno prossimo toccherà a me…

E così, come ogni anno, è arrivato il momento per migliaia di praticanti di attraversare i tre giorni di “purgatorio”, che quest’anno saranno il 13,14, e 15 Dicembre.

Non è facile incontrarli in giro in questi giorni; chi prima, chi dopo, ormai sono tutti rintanati nelle proprie stanze, chini su libri, codici, atti e pareri…intenti a memorizzare questo o quell’orientamento giurisprudenziale.

Sto gironzolando tra i corridoi del Tribunale quando incontro l’ Avv. G.

Io: “Buongiorno Avvocato

Avv. G. : “Buongiorno Dott.ssa Abba. Che sta facendo?”

Io: “ Ho finito la cancelleria e sto aspettando le 12,00 per far sostituire l’Avv. C. in udienza”

Avv. G.: “Capisco. Senti, io ho finito. Ti va un caffè?

Io: “Si, grazie

E così seduti davanti ad un caffè al bar del Tribunale ne approfitto per fare qualche domanda all’Avv. G. sulla questione che oggi sento tanto vicina: l’esame di abilitazione.

Io: “Avv. G. come è stato il suo esame di abilitazione?”

Avv. G.: “Il mio esame di abilitazione ? Ah giusto! Siamo a Dicembre, manca poco quindi! Sei pronta ?”

Io: “ Io? No! Lo farò l’anno prossimo…”

Ma ci rendiamo conto ?! Neanche sa quando faccio l’esame…praticamente per lui potrei essere in studio da una vita o da ieri: non farebbe differenza ! Realizzo che la mia importanza è pari a quella della pianta che tiene in studio, messa in un angolo, noncurante della necessità di acqua e luce. Ma vado oltre. In questi mesi , ho imparato anche questo.

Io: “Mi dica di lei, della sua esperienza…”

Avv. G.: “Io posso dire di essere stato fortunato. L’ho passato al primo tentativo. La stessa sorte purtroppo non è toccata al mio migliore amico, che ha dovuto tentarlo tre volte prima di farcela, nonostante fosse in gamba quanto e più di me; o di mio cugino che, invece, stava perdendo la speranza dopo ben cinque tentativi. Ogni caso è un caso a se stante Bea, le varianti sono troppe, e a volte troppo soggettive, perché il risultato sia lo stesso”.

Io: “Sì, ma quali sono queste varianti?”

Avv. G.: “Prima di farlo, avrei messo in pole position la preparazione; ma oggi non mi sento di farlo. Al primo posto forse metterei la fortuna: la fortuna di capitare in mezzo a colleghi con cui si crei uno spirito collaborativo, la fortuna di conoscere l’argomento della traccia – che poi sarebbe la preparazione – , la fortuna di essere in salute quei giorni, la fortuna di beccare il commissario giusto qualora avessi qualcosa da chiedergli, la fortuna di avere a casa qualcuno da cui tornare , che ti rincuori e ti ricarichi per i giorni successivi, la fortuna di consegnare senza intoppi e anche quando tutto sarà finito, la fortuna che i tuoi elaborati siano corretti da qualcuno che sta avendo una bella giornata…”

Io: “Insomma ci vuole una bella botta di fortuna…! Capisco…mi racconti quanto dura la tortura?”

abilitazione
abilitazione

Avv. G.: “Non la definirei proprio una tortura: in realtà si crea una specie di atmosfera alla “Grande Fratello”. Una specie di solidarietà tra condannati. Ti dirò, se non fosse un esame sarebbe anche piacevole. In quei tre giorni i tuoi più vicini compagni possono diventare i tuoi migliori amici, per poi tornare perfettamente estranei alla consegna del terzo giorno…che giorni! Quanto durano? Per legge sette ore, ma non si comincia mai subito, per cui si entra che è giorno e si esce che è sera. Sarà stancante, mentalmente distruttivo e fisicamente peggio, ma non è mai morto nessuno!”

Io: “Dicono che i controlli sono accurati…”

Avv.G.: “Solitamente controllano il materiale. I codici ammessi li sfogliano per vedere  se ci sono scritte bigliettini in mezzo, a volte anche pagina per pagina…dipende da chi controlla”

Io: “ E a proposito del materiale, cosa conviene portare?

Avv. G.: “L’unico consentito: in primis la testa, tirata a lucido! Poi i codici commentati con la giurisprudenza. Quelli bisogna portarli tutti. Io ricordo che me li sono carrozziati tutti per tutti e tre i giorni; melius est abundare quam deficere. Non è semplice che qualcuno ceda il proprio codice a chi ha preferito viaggiare leggero…ci sono casi in cui l’egoismo prevale su tutto, e l’obiettivo della consegna è uno di quelli. Inoltre consiglio anche di portare i codici piccoli, on modo da cercare velocemente gli articoli che servono”

Io: “ Ma si può copiare?

Avv.G.: “Copiare?! Noo! Anche se fosse possibile, non conviene , mai! Se vieni scoperto , sei fuori. Nessuna possibilità di appello! Quando escono le tracce, comincia una “discreta” discussione su quale fare e come costruirla. Ci sarà la, seppur limitata, possibilità di confrontarsi. Questo basta per farsi un’idea e studiare un piano di azione. Per tutto il resto c’è il codice. E’ lì che si trova la soluzione, e anche se il tuo codice non la dovesse contenere, stai tranquilla, costruisciti il tuo elaborato, prima o poi l’agognata “sentenza” arriverà…non chiedermi come, ma arriverà!”

Io: “Ma come si sceglie la traccia?”

Avv.G.: “Dipende da un po’ di cose. Dipende se si conosce di più l’argomento dell’una rispetto a quello dell’altra; o se si conosce solo quella di una…dipenderà anche da cosa faranno i compagni intorno a te…Ma se posso darti un consiglio: all’inizio ascolta i consigli di tutti , ma segui il tuo…

Io: “Mmm…e quanto bisogna scrivere?”

Avv.G.: “Insomma Bea, più che una praticante mi sembri un P.M. che sta eseguendo un interrogatorio! Comunque…innanzitutto la domanda è come bisogna scrivere. Mi raccomando alla calligrafia. Deve essere chiara. Correggono tanti elaborati e non possono fermarsi ogni tre parole per interpretare cosa c’è scritto. Il risultato sarebbe per loro un elaborato non fluido e per te una bocciatura. Per quanto riguarda il quanto, direi quattro o cinque pagine di protocollo. Non esagerare, chiara e precisa; sintetica ma consistente. Insomma hai presente la bilancia della giustizia? Ecco, bisogna bilanciare gli ingredienti”.

Io: “Ma in tutto questo si deve pur continuare a vivere: si può andare in bagno, si può mangiare?”

Avv. G.: “Bea, persino il carcere non può consistere in trattamenti contrari al senso di umanità. Per quanto questa esperienza possa “ricordarlo” – e in effetti è proprio lì che viene svolta –  nessuno ti impedirà di bere, mangiare e andare in bagno. Anzi per quanto riguarda il mangiare si deve mangiare! Io il secondo giorno, preso dall’ansia e dal poco tempo rimastomi, non ho mangiato e alla fine mentre ricopiavo a trenta minuti dalla fine, con i commissari che già facevano il conto alla rovescia, mi si annebbiò la vista…hai presente la pubblicità della fiesta? Uguale…

Per qualche minuto ho visto muoversi le righe dei fogli , non riuscivo a scrivere nelle linee e mi sono necessariamente dovuto fermare. Avevo il tempo contato ma rischiavo di fare un disastro: stavo cominciando a scrivere in ostrogoto! Ho cercato come un disperato nel trolley e mi sono strafogato una confezione di barrette di cioccolato. Ho rischiato il diabete ma ho salvato l’elaborato, la vista si è stabilizzata e ho ricominciato a copiare: ho consegnato al gong! Quindi sì a cioccolatini, barrette energetiche, merendine. Tutto ciò che è asciutto e facile da consumare…da evitare i panini con la cotoletta!”

Io: “Mamma mia! A proposito quanto tempo prima bisogna ricominciare a copiare?

Avv.G.: “Direi un paio di ore prima. Tra rilettura, sistemazione, ricopiatura, lettura e operazione di consegna il tempo vola! Per quanto riguarda il bagno, anche se non devi andare, prima che si formino file chilometriche vai ugualmente. Non tutti si mettono in coda per un bisogno fisiologico; c’è chi ha un altro tipo di bisogno. Adesso dobbiamo andare, sono le 11,45…”

Io: “Si, solo un’ultima domanda. I segni di riconoscimento: che sono?

Avv.G.: “Tutto ciò che ti può identificare. Che so? Hai presente le stelline o i cuoricini  o ancora le faccine tipo smile che voi dottoresse siete solite disegnare su codici e diari? Ecco, quelli li eviterei! Scrivi dal primo rigo. Fitto, senza lasciare spazio o righe bianche. E ovviamente NON FIRMARE! Ora andiamo!”

Io: “ L’ultima, davvero. Avvocato, ne vale veramente la pena?

Avv.G: “ Questa mia cara Bea, è l’unica domanda a cui non posso rispondere. Me lo chiedo ancora oggi. Ci sono giorni in cui ami talmente tanto questa professione, da pensare che sì, ne vale la pena, assolutamente. Altri in cui la odi così tanto da pensare di avere sbagliato tutto”.

 

Buona fortuna e in bocca al lupo a tutti coloro che fra una decina di giorni sosterranno gli scritti  dell’esame di abilitazione… state calmi e mantenetevi  lucidi; non entrate inutilmente nel panico, perdereste solo tempo. Respirate e ragionate. Immaginate di essere a casa vostra, se necessario e di fare una semplice esercitazione. Anche se la traccia dovesse terrorizzarvi perché totalmente sconosciuta, se terrete i nervi saldi riuscirete comunque a svolgerla. Siete preparati per questo, siate freddi e ce la farete. Noi faremo il tifo per voi!

Per tutti gli altri…

BUONA PRATICA, to be continued

Iolanda Giannola

Per i precedenti capitoli clicca qui

 

 

 

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