Il praticante “maldestro”, il patteggiamento: quello s-conosciuto !
E dire che ai tempi dell’ università, quando l’ho studiato, mi stava pure simpatico; adesso invece lo sto detestando. La si fa facile a dire patteggiamo, ma dietro ad ogni uomo che patteggia, ce n’è un altro che deve fare lo sporco lavoro del conteggio.
Allora, ricapitoliamo.
Capo d’imputazione: furto di energia elettrica aggravato dalla violenza sulle cose e dal fatto che le stesse siano destinate a pubblico servizio, art 624, 625 n. 2 e 7 c.p.; pena da tre a dieci anni.
Questi i miei dati di partenza; lo scopo è arrivare ad una pena che mi consenta l’applicazione della sospensione ex art. 163 c.p., che stia quindi entro i due anni.
Certo che il bradipo l’ha fatta semplice, io invece, non so dove mettere le mani. Sì perché io e il bradipo siamo finiti nello stesso processo, o meglio i nostri dominus sono finiti nello stesso processo, trovandosi a difendere due coniugi imputati del reato di furto aggravato di energia elettrica. Stante la situazione entrambi hanno ritenuto che la strategia più congeniale fosse quella del patteggiamento e così all’udienza hanno chiesto un rinvio per la scelta di un rito alternativo.
Nessuno aveva specificato però che del calcolo della pena, almeno per il cliente dello studio C. me ne sarei dovuta occupare io. In realtà l’Avv. C mi aveva semplicemente chiesto di andare a parlare con il P.M., per valutarne le intenzioni; chi mi ha messo in questa situazione invece è stato il bradipo che mi ha appena telefonato per chiedermi a che punto fossi e che intenzioni avevamo in merito al patteggiamento del Sig. S.
Io: “Domani andrò a parlare con il P.M., il Dott. M., per capire le sue intenzioni e capire a quanto possiamo arrivare”
Bradipo: “Si, ma avete già formulato una proposta? A quanto siete arrivati ?”
Io: “No, nessuna proposta al momento. Se non so che intenzioni ha lui, inutile farla. Meglio sondare”
Bradipo: “Permettimi Bea, ma è molto più inutile andare a conversare senza avere una proposta di base da cui partire. E’ come iniziare a mercanteggiare senza che nessuno abbia fatto il prezzo”
Io: “ Dici ?! Allora che faccio?”
Bradipo: “ Come che fai? Fai una bozza di proposta. Così domani andiamo insieme armati !”
Conclusa la telefonata ho bussato alla porta dell’Avv. C.
Io: “ Avvocato, mi scusi, ma mi chiedevo – non è che bisogna specificare tutto ! – se non fosse il caso di preparare una bozza di proposta del patteggiamento per il Dott. F, giusto per iniziare la contrattazione a modo nostro”.
Avv. C.: “Mmm mi sembra una buona idea. Però Bea io adesso ho una riunione fuori studio che mi occuperà il resto del pomeriggio. Pensaci tu, visto che l’iniziativa è tua mi sembra il minimo lasciartene l’onore. Chiedi la pena più bassa possibile e ovviamente la sospensione.”
Onore ha detto ? Avrebbe fatto meglio a definirlo onere.

Comunque credo finalmente di avercela fatta. Sono partita dalla pena minima, tre anni, ovvero trentasei mesi e riducendola di 1/3 ovvero dodici mesi, sono arrivata alla pena di due anni ovvero ventiquattro mesi: l’unica strada che mi consente di ottenerne la sospensione.
E così eccomi con la mia pro postina davanti la porta del P.M. in attesa del bradipo che degno del suo soprannome è in ritardo. Sono con il cellulare in mano intenta a mandargli messaggi di sollecito quando la porta della stanza del Dott. F mi si spalanca davanti e io rimango folgorata. Mi aspettavo un P.M. arcigno e attempato e invece mi trovo davanti un giovane pubblico ministero: occhi azzurri e sorriso accattivante. Rimango a fissarlo mentre lui gentilmente intuendo che lo stavo aspettando mi invita ad entrare.
P.M.: “ Immagino che lei sia qui per parlarmi. Allora, innanzitutto con chi ho il piacere di parlare ?”
Io: “ Buongiorno, sono la Dott.ssa Bea Abba dello studio legale C.”
P.M.: “ Bene dottoressa, mi dica pure.”
Io: “ Sì, ecco. E’ per un patteggiamento…”
Non faccio in tempo a finire che entra il bradipo trafelato.
Bradipo: “Buongiorno Dott. M., sono il Dott. F. Mi permetto di entrare perché vengo per lo stesso processo della collega. Anche io come lei, sono qui per farla valutare la proposta di patteggiamento formulata dal mio studio. Si tratta del processo S.”
P.M. : “ Sì, datemi pure le vostre formulazioni allora.”
Contemporaneamente porgiamo al P.M. le nostre proposte il quale esaminatele ci guarda interdetti.
P.M.: “ C’è qualcosa che mi sfugge. I vostri dominus difendono due coimputati nella medesima situazione, eppure lo studio F. ha formulato una richiesta di quattro mesi, mentre lo studio C. una di due anni oltre le multe…”
Io e il bradipo ci guardiamo sconvolti: come ha fatto ad arrivare a quattro mesi ? Non faccio in tempo ad aprire bocca prima di lui…
Bradipo: “ Due anni ? Ma state scherzando?”
In un nano secondo realizzo: devo avere sbagliato qualcosa; non posso concordare una pena di due anni quando il coimputato ne concorda una a quattro mesi. Sarebbe una tragedia per me, lo studio e il cliente. E in preda a questo pensiero, lo faccio: con uno scatto felino strappo dalle mani del P.M. la mia proposta e davanti al suo sguardo sgomento e a quello del bradipo comincio a farneticare: “No, guardi è palese deve esserci stato un errore, non era quella la proposta che dovevo farle visionare. Ma poi proposta ! Che proposta ? Una bozza semmai… senza firma…senza procura…senza senso.” E mentre farfuglio, raccolgo in fretta le mie cose, auguro una buona giornata ad entrambi e varco la soglia lasciandoli letteralmente senza parole. Mi allontano e realizzo la mia follia: ho quasi strappato di mano un atto ad un P.M….forse sono diventata pazza !
Sto rimuginando sulle mie azioni/errori quando mi raggiunge il bradipo.
Bradipo: “Eccoti. Ma sei diventata pazza? Due anni chiedi ! Già che c’eri perché non ti facevi l’ordinario? O meglio ancora perché non passi direttamente all’accusa ?”
Io : “ Ha parlato il genio del diritto. Quattro mesi lo sborone ! Ma come pensi possa darti parere positivo?”
Bradipo: “ Non lo penso. Me l’ha già dato !”
Io: “ Ti ha dato parere positivo per quattro mesi ? Ma poi, soprattutto come cavolo ci sei arrivato a quattro mesi? Se la matematica non è un’opinione la pena minima ottenibile nel nostro caso era due anni.”
Bradipo: “ Mi sembra evidente che partiamo da due premesse differenti”
Io: “ Non vedo come. Art. 625 c.p. da tre a dieci anni”
Bradipo: “ Si certo. E le circostanze? Se tu bilanci le due aggravanti contestate con le attenuanti generiche ex art. 69 c.p. converrai con me che non dovrai né aumentare né ridurre la pena. A questo punto la pena di riferimento, da cui partire per il calcolo, sarà quella del furto semplice di cui all’art. 624 c.p. , come se non si applicasse alcuna delle circostanze, che va da sei mesi a tre anni. Partito dai sei mesi ho applicato la riduzione di 1/3 per il rito e sono arrivato a quattro mesi. Tu comprì ?!?”
Sono esterefatta. Il bradipo è un genio. Io invece rimango una povera pazza. Speravo dopo l’intuizione della lista testi di aver capito qualcosa, ma l’unica certezza è che d’ora in poi avrò tra le altre una nuova preoccupazione: scansare ad ogni costo il Dott. F.
Caro praticante, il patteggiamento, come avrai capito, è uno dei casi più evidenti di abisso tra teoria e pratica. Facile imparare la definizione, le modalità di esecuzione, i benefici da libri e codici; molto più complessa si rivela la materiale formulazione della richiesta di pena. Il mio consiglio è di esercitarsi quanto più possibile cercando di carpire il metodo con cui dominus e pubblico ministero arrivano all’accordo, aiutandosi anche con delle applicazioni con cui si potrà confrontare il proprio operato così da migliorare sempre di più.
BUONA PRATICA, to be continued …
Iolanda Giannola
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