Capitolo 11. Il praticante “maldestro”, il primo sfratto non si scorda mai!
Ho sempre amato il Natale. Con le sue luci, con le sue canzoni, con le sue tradizioni, è la mia festa preferita. E poi, come ogni festa che si rispetti, ci sono le vacanze, che, quest’anno per me, hanno tutto un altro significato. Perché, sebbene il mio, possa più avvicinarsi al volontariato o comunque ai lavori socialmente utili – stante la caratteristica di prestazione a titolo gratuito e l’ utilità che riveste, più che a livello sociale, per il mio dominus, – le vacanze, comunque, mi toccano o almeno credo … cosi, sarà il primo anno senza libri, come non si vedeva dai tempi delle medie! Che meraviglia!
In studio, ormai, ci si dedica alle ultime scadenze dell’anno. E anche a livello di udienze, ne rimangono poche di qui al 25.
Oggi, però, mi tocca una nuova incombenza. Devo semplicemente “ accompagnare” una cliente in udienza. Si tratta di una convalida di sfratto. Secondo le indicazioni dell’Avv. C., che ha accompagnato la cliente alla scorsa udienza, in quella di oggi, il Giudice andrà a verificare che abbia pagato quanto dovuto entro il termine di grazia che lei stessa ha richiesto alla scorsa udienza e che il giudice ha concesso, rinviando ad oggi per verificare che la pendenza, complessiva di canoni e spese legali, sia stata definita.
Quando infatti l’intimato, non si oppone allo sfratto, ma si limita a chiedere un termine di grazia non è necessario il patrocinio di un avvocato, in quanto l’unica cosa che deve fare è andare personalmente in udienza e spiegare al Giudice verbalmente le difficoltà che lo hanno portato a non pagare, chiedendo che lo stesso gli conceda un termine – che solitamente è di un paio di mesi – entro cui poter saldare. E cosi è stato fatto.
Essendo una cliente storica dello studio, l’Avv. C. alla scorsa udienza l’ ha comunque accompagnata e oggi ha mandato me in veste di “angelo custode”, affinchè la accompagni, oltre l’ostacolo dell’udienza, verso la serenità.
Avv. C.: “Allora Bea. Udienza di verifica. Vai lì con la Sig.ra R. Mostrate al Giudice i pagamenti effettuati e buonanotte. Facile, facile.”
Io: “Ma siamo sicuri che ha pagato? Lei, li ha visto i pagamenti?”
Avv. C.: “ Bea, tranquilla. Se mi ha detto che ha pagato, ha pagato!”
E cosi, tranquilla – ma fino ad un certo punto, perché sappiamo tutti che fine ha fatto il Sig. Tranquillo – mi accingo all’udienza con la Sig. ra R, non prima di essermi fatta confermare l’avvenuto pagamento.
Davanti al Giudice, i miei presentimenti trovano, però, conferma.
Prima ancora che la Sig.ra R. possa parlare, la controparte incalza, chiedendo la convalida dello sfratto e l’emissione del decreto ingiuntivo, sostenendo che, al termine concesso, il pagamento non era stato integrale, ma solo parziale, essendo state corrisposte solo quattro mensilità su sette e mancando in toto il pagamento delle spese legali, già liquidate alla precedente udienza.
Pur non avendo alcun diritto di parlare, mi ritrovo a farlo, sostenendo invece l’integrale pagamento da parte della Sig.ra R. che tra l’altro invito a mostrare al Giudice gli assegni.
La mia “protetta”, un po’ mortificata, porge gli assegni al Giudice, che, dopo un’attenta analisi, parla.
Giudice: “Sig.ra R. lei ha pagato solo parte di quanto dovuto. Questi assegni si riferiscono a solo quattro mensilità, rimangono fuori le altre tre e le spese processuali. Mi spiace, ma stando cosi le cose io devo convalidare lo sfratto”.
Guardo incredula la Sig.ra R., come solo quattro? Possibile? Mi aveva detto che aveva pagato. Cerco di prendere tempo… chiedo al Giudice la concessione di più tempo, ma non ottengo nulla di fronte alla caparbietà della controparte che continua ad insistere per la convalida. Guardo la Sig.ra R.. Le chiedo se ha con sé la somma mancante, quella che salverà la sua casa, ma mi risponde che non ha più nulla. E nulla rimane da fare.

È abbattuta… come un grosso abete accasciato al suolo. Tento il tutto per tutto: “È quasi Natale, non potete sfrattarla!”. Ma davanti le mie proteste il Giudice mi zittisce.
Giudice: “Innanzitutto, non ho capito lei chi è. E in secondo luogo, la sua non mi sembra un’argomentazione “giuridica” che valga la pena commentare.”
Mi zittisco all’istante ed entro in una specie di limbo. Non capisco più nulla, non sento più nulla. Capisco che l’udienza è finita quando vedo gli altri uscire dall’aula. Li seguo. Faccia a faccia con la Sig.ra R., tristemente, le chiedo perché mi aveva detto che aveva pagato tutto.
Sig.ra R.: “Avvocato, io non avevo detto che avevo pagato tutto, ma solo di aver pagato. Ho pagato quanto ho potuto pagare, sperando che potesse bastare e che avrei potuto chiedere ancora tempo. Ma non è stato possibile e non possiamo farci nulla. Ringrazi l’Avv. C. e gli porti i miei auguri di un sereno Natale. Auguri anche a lei”.
Con queste parole si è conclusa l’udienza più penosa dell’anno. La Sig.ra R. è stata sfrattata ed io sono rimasta impotente, cercando un appiglio nell’imminente Natale …
E’ pomeriggio. Amareggiata, guardo i vetri dello studio rigarsi di pioggia, in preda ai pensieri. Chissà dove saranno la Sig.ra R. e la sua famiglia. Spero che abbiano trovato riparo da qualche parte. In realtà non riesco a togliermi di mente il tipo di riparo trovato da Giuliano, il gatto di Kiss me Licia: una sorta di tubo gigante con all’interno tutta la famiglia R..
Sì, ho una certa tendenza alla tragedia.
L’Avv. C. mi si avvicina e mi chiede come è finita l’udienza.
Continuando a guardare fuori, dandogli le spalle, rispondo.
Io: “È andata male. Il Giudice ha convalidato lo sfratto.”
Avv. C.: “E perché?”
Io: “Perché il pagamento era stato parziale. Non erano state corrisposte tutte le mensilità e neanche le spese processuali”.
Avv. C.: “E di quanto stiamo parlando?”
Io: “Circa 800,00 euro”
Avv. C.: “E non li aveva all’udienza?”
Io: “No.”
Avv. C.: “Che hai?”
Io: “L’ hanno sfrattato e sono rimasta a guardare, facendo appello al Natale… Che devo avere?”
Avv. C.: “Potevi prestargli gli 800 euro per evitarlo!”
Io: “Già. Ci ho pensato, per un attimo, ma poi ho realizzato che non li avevo. E comunque anche se li avessi avuti, la verità è che non sono sicura che glieli avrei dati … schifo … ”
Avv. C.: “Bea, ma stai dicendo vero? Ti ricordo che sei qui per diventare Avvocato. L’Avvocato ave a nesciri i scagghiuna non i piccioli. Se volevi aiutarlo dovevi trovare qualcosa giuridicamente parlando che ti consentisse di opporti allo sfratto. Questo fa un Avvocato. Ma in questo caso, non c’era niente da opporre. Fattene una ragione.”
Io: “Fattene una ragione? In questo momento la Sig.ra R. e la sua famiglia staranno raccogliendo le proprie cose e staranno lasciando la loro casa, senza sapere dove andare.”
Avv. C.: “Proprio in questo momento non credo proprio. Ho seri dubbi, visto che l’ordinanza prevede come termine di rilascio fine gennaio.”
Io: “Come fine gennaio?”
Avv. C.: “Non eri in udienza? Dovresti saperlo meglio di me che ho avuto un breve resoconto dalla cliente. Il termine per il rilascio è il 25 gennaio e metterei la mano sul fuoco sul fatto che anche il 26 tutta la famiglia sarà ancora lì, vista la lungaggine della fase esecutiva.”
Io: “Quindi non devono lasciare la casa oggi? Possono continuare a starci? Quindi, lei lo sa?”
Avv. C.: “Si, possono starci. No, non sono obbligati a lasciarla oggi. E si, certo che lue lo sa… direi che ha una certa esperienza in merito…”
Io: “Quindi potranno festeggiare il Natale a casa…”
Avv. C.: “Natale e capodanno! Ma c’è di più: scommetto che quella casa li vedrà festeggiare anche la Pasqua!”
Io: “Potere del Natale!”
Avv. C.: “No, potere della legge italiana!”
Povera piccola Bea, beata ingenuità! Quante cose che non sai…
Quando hai studiato lo sfratto, ti è apparso veloce ed indolore. Poche pagine dedicate ad uno dei procedimenti che oggi più pesano sui ruoli dei Tribunali Italiani.
A differenza degli altri procedimenti, che devono essere iscritte entro 10 giorni dalla notifica della citazione, lo sfratto può essere iscritto al ruolo lo stesso giorno dell’udienza indicata in citazione, per consentire all’intimato di pagare prima di iniziare la causa. Si svolge solitamente in due udienze, laddove l’intimato compare e non si oppone. La prima in cui verrà chiesto un termine di grazia – ad eccezione per gli sfratti riguardanti gli immobili locati per finalità non abitative, in cui non potrà essere chiesto – un’altra di verifica, in cui il Giudice estinguerà la procedura se l’intimato avrà pagato tutto, o convaliderà lo sfratto in mancanza.
Convalidato lo sfratto il Giudice darà un termine per il rilascio entro il quale l’intimato dovrà appunto lasciare l’immobile. Se ciò non avviene il proprietario, tramite il proprio Avvocato, dovrà recarsi in cancelleria per ottenere la restituzione del fascicolo di parte comprensiva dell’originale dell’atto di citazione al quale verrà aggiunto l’ordinanza e la formula esecutiva; redigerà il precetto per rilascio immobile; farà la copia per la notifica con annessa relata, si presenterà davanti l’ufficiale giudiziario per la conformità e provvederà alla notifica.
Completata questa fase predisporrà il preavviso di rilascio ai sensi dell’art 608 c.p.c. e lo notificherà. Tale avviso allegato all’atto di citazione, comprensivo di ordinanza, formula esecutiva, precetto e moneta, si porterà all’UNEP qualche giorno prima della data prevista nell’avviso per il rilascio; alla data indicata nell’avviso l’ufficiale giudiziario si recherà sul luogo dell’esecuzione con quanto depositato ed immetterà la parte istante o una persona da lei designata nel possesso dell’immobile. Ma tutto ciò richiede tempi stabiliti e scordatevi che il rilascio avvenga al primo accesso…
BUONA PRATICA, to be continued …
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Iolanda Giannola