Dopo ben quattro anni dalla presentazione del progetto di legge originario sul nuovo reato di tortura, a seguito di numerose modifiche e accesi dibattiti, in data 5 luglio 2017 la Camera ha approvato il ddl che introduce in Italia il nuovo reato di tortura.
L’approvazione della legge è stata contrastata a lungo, negli anni, e anche in sede parlamentare non ha incontrato grandi favori, essendo stata approvata con soli 198 voti favorevoli a fronte di 35 voti contrari e ben 104 astenuti. La legge proposta dall’esponente del PD, Luigi Manconi, è stata fortemente contestata dal Movimento 5 Stelle che, nella loro politica di astensione, hanno sin da subito manifestato la volontà di modificare la legge, definita da alcuni come una legge “debole, confusa e pasticciata”.
Nonostante le critiche, il reato di tortura è ora legge nell’ordinamento italiano che, nel codice penale, vede ora inserito il nuovo articolo 613-bis che punisce con pene reclusive notevoli, fino a 12 anni, “chiunque, con violenze o minacce gravi ovvero agendo con crudeltà cagiona acute sofferenze fisiche o un verificabile trauma psichico a persona privata della libertà personale o affidata alla sua custodia, potestà, vigilanza, controllo, cura o assistenza ovvero che si trovi in situazione di minorata difesa, se il fatto è commesso con più condotte ovvero comporta un trattamento inumano e degradante per la dignità della persona”. Viene inoltre punito, al successivo art. 613-ter, il reato di istigazione alla tortura.
Martina Scarabotta