Shopping Cart

Al via sciopero giudici di pace, adesioni al 100% nelle grandi città

 

     Roma, 21 nov. – È iniziato oggi lo sciopero dei Pubblici Ministeri e dei Giudici di Pace e di Tribunale, che durerà fino al 25 novembre. In tutta Italia le adesioni sono state di oltre il 90% e in alcuni casi fino al 100% nelle grandi città, soprattutto tra i pubblici ministeri. Con lo sciopero, secondo le previsioni si fermeranno circa mezzo milione di processi sia nel civile che nel penale. Lo sottolineano Unagipa, Federmot e Associazione nazionale dei giudici di pace.

     I magistrati contestano la legge delega di riforma della categoria, approvata dal governo ad aprile sulla quale l’Europa ha già avviato una procedura d’infrazione: «Vogliamo che questa riforma della magistratura venga allineata alle direttive che arrivano dall’Europa. Non abbiamo nessuna tutela previdenziale né assistenziale. La nostra legge istitutiva non ha previsto alcuna forma di tutela e le proposte che si sono succedute negli anni ai diversi governi non sono mai giunte in porto», spiega all’Adnkronos Alberto Rossi, segretario Unagipa.

     «Chiediamo – aggiunge – il riconoscimento alla continuità del servizio, alla tutela previdenziale ed assistenziale, alla protezione della maternità e della salute, alle garanzie di autonomia degli uffici e di indipendenza del magistrati. C’è stata la volontà di garantirci una forma di tutela previdenziale ma i contributi sono tutti a nostro carico».

Sono 1.350 i giudici di pace in Italia, con una età media compresa tra i 45 e i 55 anni. Dopo lo sciopero hanno intenzione di «continuare ogni forma di protesta civile. Probabilmente – prosegue Rossi – organizzeremo una manifestazione e inizieremo iniziative giudiziarie, alcune delle quali già intraprese». Infatti, chiarisce, «circa 300 giudici di pace si sono già rivolti al Tar del Lazio. Abbiamo anche intenzione di rivolgerci al tribunale del lavoro per chiedere le coperture previdenziali che lo Stato ci ha negato».

     I magistrati si dicono comunque «disponibili al dialogo. Crediamo che le nostre richieste siano ragionevoli e vadano nell’interesse del Paese. I giudici di pace – conclude il sindacalista – hanno garantito l’efficienza del sistema giustizia tramite la rapida istituzione dei processi, che durano mediamente un anno».

(Per/AdnKronos)

 

Ultimi articoli

DALL’OSPEDALE AL TERRITORIO, CAMBIARE SI PUO’
L’operaio lento è licenziabile? Per la Corte di Cassazione sì
Traffico illecito di rifiuti, abusivismo edilizio e reati contro la biodiversità. Il rapporto Ecomafia 2018 di Legambiente
Bassi consumi elettrici? Niente agevolazioni per la prima casa

Formazione Professionale per Avvocati
P.Iva: 07003550824

Privacy Policy | Cookie Policy

Partner