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Il sovraffollamento del pronto soccorso non giustifica deroghe alle linee guida del triage

Il sovraffollamento del pronto soccorso non giustifica deroghe alle linee guida del triage

Fra carenze strutturali e spending review, i pronto soccorso ospedalieri spesso arrivano al collasso. Le cronache ce lo ricordano ogni giorno. Ma il sovraffollamento delle strutture non può mai giustificare la mancata applicazione dei protocolli sanitari. E’ quanto ha stabilito la Corte di Cassazione con la sentenza n. 18100/2017, che nello specifico ha chiarito sostanzialmente, che l’enorme affluenza di malati al Pronto soccorso non autorizza gli infermieri a violare le linee guida previste per il triage che non è nient’altro che la scelta, tra più pazienti, di quelli maggiormente bisognosi di cure.

Il fatto

Tutto è accaduto perché ad un paziente, accorso in un pronto soccorso della capitale, con un infarto già in atto, veniva stato assegnato un codice giallo e dopo due ore di attesa il povero malcapitato decedeva in corsia. Successivamente veniva accusato, quale responsabile di tale sventura, un infermiere, reo di non aver applicato le linee guida del triage in un momento in cui il pronto soccorso era particolarmente sovraffollato.
Nel giudizio di primo grado, l’operatore sanitario veniva condannato per aver, appunto, violato non solo le linee guida, ma anche la comune diligenza e perizia richieste agli addetti al Pronto soccorso, tenuto conto, anche dei sintomi mostrati dal paziente (perdita di conoscenza, incontinenza urinaria) e della acquisita anamnesi familiare, visto che già suo padre era stato vittima, in passato, di un infarto.
Nel secondo grado di giudizio, i difensori del paramedico, evidenziavano in maniera incalzante, le difficili condizioni di sovraffollamento in cui versava, in quelle circostanze spazio – temporali, il presidio ospedaliero. Ma anche la Corte d’Appello confermava la condanna, perché secondo i magistrati “le condizioni di sovraffollamento non autorizzavano la declassificazione del triage rispetto ai codici di priorità gialli, che afferiscono a patologie degne di particolare attenzione”. Infatti, “ l’assegnazione di un corretto codice di priorità avrebbe comportato, secondo le indicazioni delle linee guida, l’effettuazione dell’elettrocardiogramma entro trenta minuti, evenienza che avrebbe consentito di intraprendere utilmente il corretto percorso diagnostico e terapeutico”.

La decisione della Cassazione

La Corte di Cassazione, tuttavia, pur ritenendo sussistente il nesso tra il decesso e la condotta colposa omissiva del sanitario, ha rilevato l’estinzione del reato per intervenuta prescrizione. Per quanto riguarda la condotta colposa del paramedico, i giudici hanno dedotto che questi aveva violato sia le linee guida del triage, sia le regole di “comune diligenza e perizia richieste agli infermieri professionali addetti al pronto soccorso”, adeguandosi, peraltro, logicamente alla decisione della Corte d’Appello, nel momento in cui ha affrontato il problema sollevato dalla difesa, delle condizioni di sovraffollamento della struttura sanitaria, il giorno del fatto, che non hanno alcun rilievo, in quanto «non autorizzavano la declassificazione del triage rispetto ai codici di priorità gialli, che afferiscono a patologie degne di particolare attenzione».
In tal senso, sempre i giudici di merito hanno correttamente sottolineato che “ l’assegnazione di un corretto codice di priorità avrebbe comportato, secondo le indicazioni delle linee guida, l’effettuazione dell’elettrocardiogramma entro trenta minuti, evenienza che avrebbe consentito di intraprendere utilmente il corretto percorso diagnostico e terapeutico”. Da ciò deriva che se l’imputato, nel rispetto del protocollo e delle linee guida del settore infermieristico, avesse assegnato il codice corretto, il paziente avrebbe potuto salvarsi se fosse stato sottoposto all’esame dell’elettrocardiogramma. Nessuna censura, quindi, alla Corte di appello in merito alla sussistenza della riferibilità causale del decesso del paziente.
Per concludere, tale stato d’emergenza, le cui principali colpe risiedono nella scarsità di risorse, personale e mezzi, causate indubbiamente, dagli ingiustificati tagli alla sanità, dovrebbe far riflettere, in maniera determinante, sui gravi inadempimenti del governo, in un campo che talvolta, anzi spesso, è abbandonato a se stesso ed alle sue esigue nonché attuali disponibilità.

Mariano Fergola

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