A Srebrenica fu genocidio: il Tribunale dell’Aja condanna all’ergastolo l’ex generale Mladic
Si chiude con una sentenza di oggi la cosiddetta Norimberga dei Balcani: il Tribunale Penale Internazionale per l’ex Jugoslavia, incaricato di decidere le sorti di imputati di crimini di guerra e crimini contro l’umanità, genocidio incluso, ha condannato in primo grado all’ergastolo l’ex comandante serbo Ratko Mladic, per dieci degli undici capi d’imputazione relativi alla guerra in Bosnia degli anni Novanta.
Meglio conosciuto con gli epiteti “boia di Srebrenica” o “macellaio dei Balcani”, Mladic, ormai ultra settantenne, ha respinto le accuse di fronte al tribunale della Nazioni Unite ed è stato allontanato dall’aula del tribunale con sede all’Aja dopo aver sfogato la sua ira contro i giudici che stavano leggendo la sentenza. Gli stessi giudici che avevano rigettato la richiesta presentata dall’avvocato dell’imputato che chiedeva di procrastinare l’udienza per motivi di salute.
A Srebrenica fu genocidio: i reati efferati del generale Ratko Mladic
I reati commessi da Ratko Mladic rientrano tra le fattispecie più efferate di crimini di guerra e contro l’umanità che includono anche il genocidio: era l’11 luglio del non troppo lontano 1995 quando a Srebrenica il boia ordinò il massacro di 8.372 uomini musulmani, prima fucilati e poi finiti in fosse comuni. Le donne e i bambini furono risparmiati ma furono costretti a fuggire.
Non volendo lasciar traccia della carneficina, i corpi furono smembrati e i resti furono sotterrati in diversi punti lontano dal luogo del massacro – motivo per il quale quelli di alcune centinaia di uomini non sono mai stati ritrovati. Alla fine della guerra, nel 1995, Mladic si è dato alla macchia, e ha vissuto nell’anonimato in Serbia, protetto dalla sua famiglia e da elementi dei servizi di sicurezza. La figlia è morta suicida quell’anno, probabilmente per non essere riuscita a gestire la vergogna dettata da i crimini efferati commessi dal padre.
A Srebrenica fu genocidio: il processo al boia
Il processo contro Mladic si è aperto dinanzi al al Tribunale Penale Internazionale per l’ex Jugoslavia, dopo una latitanza durata 16 anni, lo scorso 12 maggio 2012. Nel 2011, infatti, l’uomo è stato rintracciato ed arrestato nella casa di campagna di un cugino al nord della Serbia.
Al termine della ricostruzione proposta dall’accusa nel 2012 gli avvocati di Mladic sottoposero alla Corte una mozione per il proscioglimento da tutte le accuse che venne poi rigettata.
Il suo caso è stato l’ultimo ad essere esaminato dalla Corte ma la sua cattura risultava essere indispensabile affinché la Serbia potesse chiedere di entrare a far parte dell’Unione europea.
L’ex comandante serbo-bosniaco Ratko Mladic è il paradigma del male e l’azione penale contro di lui costituisce il paradigma di cosa sia la giustizia internazionale – dichiara l’Alto commissario Onu per i diritti umani, Zeid Ra’ad Al Hussein.
Sopravvissuti e parenti delle vittime hanno assistito al verdetto nel memoriale vicino Srebrenica, mentre decine di persone si sono radunate fuori dall’aula, mostrando alle telecamere dei media foto delle vittime del genocidio e di coloro i cui cadaveri non sono più stati trovati. La sentenza di oggi chiude un capitolo della storia più scellerata degli ultimi decenni con un verdetto storico che sancisce una vittoria cruciale per la giustizia.
Eloisa Zerilli