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Stalking: orlando, infondati i dubbi su estinzione del reato dietro pagamento

 

Roma, 5 lug. – Secondo il ministro della Giustizia Andrea Orlando “risultano non fondate” le preoccupazioni sulla possibile estinzione del reato di stalking con l’adozione di una “condotta riparatoria”, ma comunque la legge sullo stalking sarà modificata per evitare dubbi di interpretazione. Queste le conclusioni a cui è giunto il ministro in risposta a un’interrogazione parlamentare sulle conseguenze che la riforma del codice penale avrebbe sul reato di stalking. La questione riguarda le modalità di estinzione di alcuni tipi di reati che potrebbe dare la possibilità ai condannati per stalking di cancellare la pena legata alla propria condanna “pagando una somma se il giudice la riterrà congrua” e “senza il consenso della vittima”. La parte della riforma del codice penale che è stata criticata è il primo comma dell’articolo 162-ter.

Su questo punto Orlando, rispondendo alla Camera, ha sottolineato che “l’introduzione dello strumento previsto dall’articolo 162-ter del codice penale ha un’incidenza applicativa tale da non pregiudicare le esigenze di tutela delle vittime di stalking. La previsione, nel corpo dello stesso articolo 612-bis, di specifiche ipotesi di procedibilità d’ufficio e di casi di irrevocabilità della querela già riducono ai soli casi di minore gravità la possibilità di applicare in astratto la causa estintiva al reato di stalking”.

Lo stalking, previsto dall’articolo 612-bis del codice penale, prevede infatti che il delitto sia punito a querela della persona offesa. La remissione generalmente può essere soltanto processuale e la querela è comunque irrevocabile se il fatto è stato commesso mediante minacce reiterate. Da questo punto di vista, secondo il ministro, “la scelta che è stata compiuta a suo tempo di non prevedere la procedibilità d’ufficio per tutti i tipi di stalking ha in qualche modo indebolito lo strumento”.

Ad ogni modo, “il controllo giudiziale su congruità della condotta riparatoria e la necessaria audizione della persona offesa – ha specificato il ministro della Giustizia – rappresentano ulteriori baluardi contro un’applicazione incongrua dell’istituto. Nel comprendere tuttavia l’allarme legittimamente manifestato e al fine di evitare il potenziale consolidarsi di prassi applicative che conducano ad una monetizzazione del reato, siamo aperti a modifiche normative che potranno essere orientate alla previsione di un ampliamento dei casi di procedibilità d’ufficio per il reato di atti persecutori o a definire chiaramente le ipotesi di minor gravità”. (AdnKronos)

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