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Il testamento di Dj Fabo: troppo dolore, vita non ha più senso

 

Roma, 28 feb. – “Io, Fabiano Antoniani, Dj Fabo, nato a Milano il 9 febbraio 1977, all’età di sette anni, frequento la scuola di musica per imparare a suonare la chitarra. Da bambino spesso suonavo come primo chitarrista e partecipo a numerosi saggi. Visto il talento i miei genitori mi costringono a frequentare il Conservatorio di Milano, ma a causa del mio comportamento ribelle vengo espulso. Lascio il mondo della musica”. Inizia così il testo autobiografico scritto da Fabiano Antoniani, conosciuto come DJ Fabo, e consegnato all’associazione Luca Coscioni dal 39enne che ha deciso di andare in Svizzera per poter accedere all’eutanasia.

Nel testo Fabo ripercorre la sua vita, dai primi lavori alla sua passione per il motocross, per lo sport e la musica, fino all’incidente che gli cambia per sempre la vita, rendendolo cieco e tetraplegico. “Da sempre lavoratore, appena diplomato da geometra, inizio a lavorare per svariate aziende – racconta Fabo – Per otto anni lavoro con la mia seconda passione, il motocross, dove mi occupo del reparto commerciale del team supermotard Daverio (durante le competizioni più importanti: mondiale ed italiano) e contemporaneamente lo pratico come sport. Nel 2009, a causa di un incidente durante una gara, sono costretto ad abbandonare il mondo del motocross. Contemporaneamente, in questi anni, mi trasferisco, nei periodi estivi ad Ibiza per un periodo di studi dove ricomincio a lavorare con la musica più moderna”.

“Forse a causa della magica influenza dell’isola – scrive – forse per vocazione, subito mi rendo conto che il mio unico e vero posto è dietro la consolle! E’ così che in un momento, ringraziando gli studi di musica del passato, il mio talento e le numerose conoscenze di dj set, in poco tempo inizio a suonare un po’ ovunque. Mi licenzio da un contratto a tempo indeterminato a Milano, ma ormai capisco che il mio posto è altrove. Per lavoro, passione e amore negli ultimi anni riesco a dividermi tra l’Italia e Goa, dove lavoro e vivo mantenendomi con la musica: scoperta per caso in uno dei viaggi più indimenticabili della mia vita (India), capisco che il mio posto e il mio futuro sarebbero stati in India”.

Fabo racconta di essersi trasferito in India assieme alla sua fidanzata Valeria, “per otto mesi l’anno” riconoscendo “finalmente me stesso, dopo aver indossato numerosi abiti che mi andavano stretti”.

In India, spiega, inizia “ad avere un nome” e con questo “arriva anche il successo”. “Mi cercano spesso per suonare nei locali più importanti” ricorda Fabo. In uno dei rientri in Italia, però, la sua vita cambia per sempre. “Dopo aver suonato una sera in un locale di Milano – scrive – tornando a casa, un rovinoso incidente mi spezza i sogni e la mia vita. Sempre vivace e vero amante della vita, non riesco a fare a meno degli amici per esserne al centro trascinandoli con me. Generoso, quando si tratta di scelte importanti da fare da solo. Vittima spesso della mia stessa vivacità, facilmente mi annoio, pronto a gettarmi per primo nelle situazioni più disparate”.

Fabo si definisce “un trascinatore. Incapace di sopportare il dolore sia fisico che mentale”. “Preferisco stare solo, ora, che non poter vivere come prima – rimarca – Vivo oggi a casa di mia madre a Milano con una persona che ci aiuta e la mia fidanzata che passa più tempo possibile con me. Mi portano fuori ma spesso non ne ho voglia. Le mie giornate sono intrise di sofferenza e disperazione, non trovando più il senso della mia vita ora. Fermamente deciso, trovo più dignitoso e coerente, per la persona che sono, terminare questa mia agonia”.

“Da qui il contatto con l’Associazione Luca Coscioni – conclude – una realtà che difende i diritti civili in ogni fase dell’esistenza dei cittadini. Compreso il diritto all’autodeterminazione delle persone malate sul proprio fine vita”.

(Fem/AdnKronos)

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