Il Consiglio di Stato ha ritenuto «illegittimi, per incompetenza, i decreti dei prefetti che nel 2014 hanno annullato gli atti con cui i sindaci di Milano e di Udine avevano trascritto nei registri dello stato civile tredici matrimoni contratti all’estero da persone dello stesso sesso». È quanto ha stabilito, con due sentenze (nn. 5047 e 5048), la Terza Sezione del Consiglio di Stato.
In particolare, spiega una nota di Palazzo Spada, «il Consiglio di Stato ha ritenuto fondati i ricorsi proposti dagli interessati e dal comune di Milano, rilevando che solo il Consiglio dei ministri, e non anche il Prefetto, può esaminare la legittimità degli atti emessi dai Sindaci quali ufficiali di stato civile e disporne l’annullamento, se essi risultano illegittimi». La circolare del Ministero dell’Interno del 7 ottobre 2014 che riconosceva questo potere ai prefetti – spiegano i giudici amministrativi – ha dato una non condivisibile lettura» delle disposizioni di legge e «ha ritenuto sussistente un potere di annullamento dei Prefetti, in realtà non previsto da alcuna disposizione di legge».
La Terza Sezione, «per ragioni di carattere processuale, non si è invece occupata della questione sostanziale sul se i sindaci possano o meno disporre la trascrizione nei registri dello stato civile dei matrimoni contratti all’estero da persone dello stesso sesso».
(Amer)