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Volpe: i Tar sono un modello, il diritto è incerto a causa di leggi scadenti

 

La riforma dei tribunali amministrativi torna attuale con le polemiche nate dopo la ‘bocciatura’ di alcuni direttori di musei decisa dai giudici del Lazio, ma l’incertezza del diritto rischia di essere soprattutto un problema politico. Ne è certo Carmine Volpe, presidente del Tar del Lazio, che rivendica l’autonomia dei magistrati – le motivazioni sul caso musei sono frutto di un “approfondimento serio e accurato” dice intervistato dall’Adnkronos – e replica a chi parla di giustizia lumaca: “Il Tar Lazio riesce a emettere le sue decisioni di merito, di norma, entro un anno e le decisioni cautelari addirittura entro un mese”. E nei convegni internazionali “il modello organizzativo e funzionale di giustizia amministrativa al quale gli altri Paesi fanno riferimento è proprio quello italiano”.

     Imputare ai tribunali amministrativi di essere un freno alla capacità di realizzare opere in tempi certi – quindi di essere un ostacolo alla possibilità di attrarre investimenti anche esteri – non è corretto.

“Il giudice amministrativo non può ‘bloccare’ le opere pubbliche di sua iniziativa”, ma questa ipotesi scatta solo con la presentazione di un ricorso “da parte dei soggetti che denunciano l’illegittimità dell’operato della pubblica amministrazione”. L’incertezza del diritto “è imputabile al legislatore e non certo a chi le leggi le deve applicare”, sottolinea.

     Il nuovo codice dei contratti pubblici è stato emanato nel 2016, “il precedente codice, del 2006, è stato modificato 44 volte nei dieci anni circa della sua vigenza e da 52 atti normativi. Nel nuovo codice sono stati corretti 180 errori con avviso di rettifica pubblicato nel luglio 2016, tre mesi dopo la sua emanazione. Dopo solo un anno, nel 2017, oltre il 50% degli articoli e 441 commi del nuovo codice sono stati modificati dal cosiddetto ‘correttivo'”, dice. “Senza parlare della sempre minore qualità delle leggi. Mentre, invece, ci sarebbe bisogno di un contesto di regole chiare, stabile e con bassissimi livelli di incertezza. Sono freno alla crescita del paese i Tar oppure questo modo di stabilire le regole da applicare?”, si chiede Volpe.

La funzione del Tar è di “valutare se le amministrazioni pubbliche abbiano operato correttamente. Ciò comporta che il provvedimento favorevole al ‘singolo’ in realtà è un atto che, proprio perché emesso in applicazione di una legge, estende i suoi effetti, su di un piano più generale, all’intera collettività. E se le decisioni dei giudici amministrativi possono sembrare tardive – ad esempio le banche popolari si erano già ‘trasformate’ in spa in attesa della pronuncia – il presidente Volpe sottolinea come i tribunali amministrativi “non sono inseriti nel circuito della decisione politica”, ma operano “con le prerogative e le attribuzioni dell’arbitro. E’ la legge che stabilisce quali sono le controversie le quali, avendo una ‘corsia preferenziale’, devono essere trattate con precedenza rispetto alle altre”.

     La politica, intanto, invoca la necessità di riformare il Tar. “È da tempo che si parla di riformare il sistema di giustizia amministrativa e diversi sono i progetti di modifica proposti. Non saprei, al momento, quale potrebbe essere il modello ideale cui tendere”, dice Volpe ricordando che all’estero i nostri tribunali amministrativi sono un modello. Per la soppressione “sarebbe comunque necessaria una modifica costituzionale oltre che, probabilmente, anche di alcune norme contenute nei trattati e nelle convenzioni internazionali”, e “non avrebbe l’effetto di sottrarre al controllo giurisdizionale l’operato della pubblica amministrazione”.

     Se il giudice amministrativo “ha saputo cogliere la sfida della specializzazione professionale e dell’innovazione tecnologica”, i Tar “operano da tempo in situazioni organizzative di grande disagio, con pochi magistrati e tante cause”. Per quello del Lazio, circa 16.000 i nuovi ricorsi in media all’anno, “le criticità organizzative sono amplificate dall’esteso ambito di competenza, territoriale e funzionale che ne fanno un vero e proprio ‘unicum’ organizzativo”. Nel 2016, il tribunale presieduto da Volpe si è occupato “del 28,7% del totale dei ricorsi depositati davanti a tutti i Tar, pur avendo magistrati in servizio in numero nettamente inferiore a un quarto dei magistrati amministrativi di primo grado in Italia, oltre che di circa il 30% in meno rispetto a quanto previsto dall’organico di diritto”.

     (Afe/AdnKronos)

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